Dalle menzogne del golfo di Tonchino alla guerra del Vietnam
Il mattino del 5 agosto 1964 il presidente Lyndon B. Johnson, con un
discorso lungo appena tredici paragrafi letto di fronte al Congresso,
scagliò l´America nella bufera del Vietnam. Esordì con queste parole:
«Ieri sera ho annunciato al popolo americano che il regime nord
vietnamita ha attaccato ancora una volta e deliberatamente navi della
marina americana in acque internazionali…». L´attacco, in realtà mai
avvenuto, passò poi alla storia come l´incidente del Golfo del Tonchino,
ovvero la causa scatenante della Guerra dei Diecimila giorni, la più
lunga nella storia degli Stati Uniti. Costò 200 miliardi di dollari ai
contribuenti USA, la vita di 58 mila americani e di tre milioni di
vietnamiti. Per la gioia delle casse dei poteri forti, il Vietnam venne
così martoriato da ben 7 milioni di tonnellate di bombe , circa tre
volte tanto la quantità di esplosivo utilizzato durante tutta la Seconda
guerra mondiale.
Questa è una storia che l´intelligence di Washington conosce bene e non vuole raccontare. È racchiusa, rigidamente coperta dal segreto, nelle 400 paginette fitte di un fascicolo compilato nel 2001 da Robert Hanyok, storico della National Security Agency (Nsa), l´Agenzia preposta a intercettare le comunicazioni e a decrittare i codici cifrati. È la ricostruzione di una inesorabile catena di errori, di depistaggi, di falsificazioni che come ammesso dall’agente Matthew Aid durante un’intervista al New York Times, ricalca da vicino la mistificazione operata dalla Casa Bianca per vendere all´America e al mondo la guerra all´Iraq.
Ciò che accadde la notte del 4 agosto nel Golfo del Tonchino è rivelato – o piuttosto confermato – da chi ha letto le centinaia di trascrizioni riportate nel fascicolo segreto, intitolato Spartans in Darkness, Spartani nelle tenebre. Non a caso. Quella notte i due cacciatorpedinieri U.S. Maddox e C. Turner Joy erano in missione clandestina per sostenere un´offensiva lanciata in simultanea dalla Marina sud vietnamita e dall´Aeronautica laotiana contro il Vietnam del Nord. Le ombre ingigantivano i fantasmi, il rombo dell´elica perseguitava l´addetto al sonar bersagliato da “freak weather effects”, bizzarre manifestazioni del tempo atmosferico. Nell´incubo troppo reale, i cannonieri della Maddox e della Turner Joy presero a esplodere munizioni nel vuoto: «Sparavano a obiettivi fantasma», raccontava già dieci anni fa James Stockdale, comandante della squadriglia della Navy in volo di scorta sopra le navi. «Io li vedevo bene dall´alto: laggiù non c´era nessuna motosilurante nemica… c´erano soltanto l´acqua color di pece e il fuoco dei cannoni americani».
“L´errore” venne presto riconosciuto, ma – stando a chi ha letto il fascicolo segreto – solerti funzionari si prodigarono con altrettanta rapidità nel coprirlo, nel falsificare i documenti da dare in pasto alla stampa mondiale. Le “prove” di un attacco nord-vietnamita infatti dovevano essere fabbricate con ogni mezzo dall’intelligence al fine di trascinare l’America in guerra. E così quando finalmente trapelò la scandalosa verità fuori dai circuiti dell’informazione ufficiale, il presidente Johnson non fece altro che scaricare tutte le responsabilità della guerra su presunti errori della marina USA.
Quelle famose cannonate sparate a vuoto dalla flotta americana contro obiettivi fantasma regalarono al presidente il pretesto per realizzare un disegno già pronto: intensificare lo scontro aperto con il Vietnam comunista. Due giorni dopo, il 7 agosto, con i voti del Congresso e l’appoggio dell’opinione pubblica americana, Johnson ottenne l´approvazione per un intervento illimitato. Iniziò quindi la campagna dei bombardamenti aerei. La Risoluzione del Tonchino nacque così: per “prevenire ogni aggressione contro l´America…. preservare la pace e la sicurezza internazionale». Espressioni che oggi risuonano familiari.
Da anni gli storici reclamano la pubblicazione di quel fascicolo insabbiato. «Divulgare quei documenti è essenziale al dibattito in corso attorno all´Iraq e alla riforma dell´Intelligence», rompe il silenzio Matthew Aid, ricercatore indipendente in contatto con la Nsa e con la Cia.
Invano: «Il paragone sarebbe troppo sgradevole con l´intelligence manipolata impiegata per giustificare la guerra all´Iraq», ribatte anonimo al New York Times un funzionario dei servizi di sicurezza.
«Noi americani siamo gli ultimi ingenui», avvisava Sidney Schanberg, premio Pulitzer del New York Times, l´eroe di Le urla del silenzio che raccontava al cinema la storia dell´amicizia con l´assistente cambogiano Dith Pran, e l´abbandono dell´America. «Noi vogliamo sempre disperatamente credere che stavolta il governo stia dicendoci la verità».
Questa è una storia che l´intelligence di Washington conosce bene e non vuole raccontare. È racchiusa, rigidamente coperta dal segreto, nelle 400 paginette fitte di un fascicolo compilato nel 2001 da Robert Hanyok, storico della National Security Agency (Nsa), l´Agenzia preposta a intercettare le comunicazioni e a decrittare i codici cifrati. È la ricostruzione di una inesorabile catena di errori, di depistaggi, di falsificazioni che come ammesso dall’agente Matthew Aid durante un’intervista al New York Times, ricalca da vicino la mistificazione operata dalla Casa Bianca per vendere all´America e al mondo la guerra all´Iraq.
Ciò che accadde la notte del 4 agosto nel Golfo del Tonchino è rivelato – o piuttosto confermato – da chi ha letto le centinaia di trascrizioni riportate nel fascicolo segreto, intitolato Spartans in Darkness, Spartani nelle tenebre. Non a caso. Quella notte i due cacciatorpedinieri U.S. Maddox e C. Turner Joy erano in missione clandestina per sostenere un´offensiva lanciata in simultanea dalla Marina sud vietnamita e dall´Aeronautica laotiana contro il Vietnam del Nord. Le ombre ingigantivano i fantasmi, il rombo dell´elica perseguitava l´addetto al sonar bersagliato da “freak weather effects”, bizzarre manifestazioni del tempo atmosferico. Nell´incubo troppo reale, i cannonieri della Maddox e della Turner Joy presero a esplodere munizioni nel vuoto: «Sparavano a obiettivi fantasma», raccontava già dieci anni fa James Stockdale, comandante della squadriglia della Navy in volo di scorta sopra le navi. «Io li vedevo bene dall´alto: laggiù non c´era nessuna motosilurante nemica… c´erano soltanto l´acqua color di pece e il fuoco dei cannoni americani».
“L´errore” venne presto riconosciuto, ma – stando a chi ha letto il fascicolo segreto – solerti funzionari si prodigarono con altrettanta rapidità nel coprirlo, nel falsificare i documenti da dare in pasto alla stampa mondiale. Le “prove” di un attacco nord-vietnamita infatti dovevano essere fabbricate con ogni mezzo dall’intelligence al fine di trascinare l’America in guerra. E così quando finalmente trapelò la scandalosa verità fuori dai circuiti dell’informazione ufficiale, il presidente Johnson non fece altro che scaricare tutte le responsabilità della guerra su presunti errori della marina USA.
Quelle famose cannonate sparate a vuoto dalla flotta americana contro obiettivi fantasma regalarono al presidente il pretesto per realizzare un disegno già pronto: intensificare lo scontro aperto con il Vietnam comunista. Due giorni dopo, il 7 agosto, con i voti del Congresso e l’appoggio dell’opinione pubblica americana, Johnson ottenne l´approvazione per un intervento illimitato. Iniziò quindi la campagna dei bombardamenti aerei. La Risoluzione del Tonchino nacque così: per “prevenire ogni aggressione contro l´America…. preservare la pace e la sicurezza internazionale». Espressioni che oggi risuonano familiari.
Da anni gli storici reclamano la pubblicazione di quel fascicolo insabbiato. «Divulgare quei documenti è essenziale al dibattito in corso attorno all´Iraq e alla riforma dell´Intelligence», rompe il silenzio Matthew Aid, ricercatore indipendente in contatto con la Nsa e con la Cia.
Invano: «Il paragone sarebbe troppo sgradevole con l´intelligence manipolata impiegata per giustificare la guerra all´Iraq», ribatte anonimo al New York Times un funzionario dei servizi di sicurezza.
«Noi americani siamo gli ultimi ingenui», avvisava Sidney Schanberg, premio Pulitzer del New York Times, l´eroe di Le urla del silenzio che raccontava al cinema la storia dell´amicizia con l´assistente cambogiano Dith Pran, e l´abbandono dell´America. «Noi vogliamo sempre disperatamente credere che stavolta il governo stia dicendoci la verità».
Fonte :
http://www.altrainformazione.it/wp/lincidente-del-golfo-di-tonchino-e-la-guerra-del-vietnam/
L'escalation della Guerra in Vietnam
Il coinvolgimento degli USA nella guerra contro il Vietnam del nord subi' una rapida escalation nel 1964, a seguito del presunto affondamento di due cacciatorpediniere americane da parte di unita' della marina militare nord vietnamita. L'episodio, passato poi alla storia come l'incidente del Golfo di Tonchino, catalizzo' l'opinione pubblica contro la minaccia proveniente da oriente. Poco dopo questa vicenda, infatti, l'America scese in campo con un intervento armato e lo spiegamento massiccio delle sue truppe.
Tuttavia rimaneva ancora un 'piccolo problema formale' da risolvere, e cioe' che il famoso attacco nordvietnamita tanto sbandierato alle masse dai mass-media controllati dall'elite non era mai avvenuto! Si tratto' solo di un episodio completamente inventato come pretesto per spingere le famiglie americane a mandare i loro ragazzi al fronte.
A tal proposito lo stesso Segretario della Difesa Robert McNamara (in seguito nominato dall'elite presidente della Banca Mondiale) dichiaro' molti anni dopo : ''L'incidente del Golfo di Tonchino fu un errore''. Tardive ammissioni, a cui seguirono quelle di molti altri ufficiali e 'insider' a conoscenza dei fatti. Emerse cosi' la drammatica verita', ovvero che tutta la storia dell'incidente in questione era stata solo una farsa creata a tavolino per manipolare l'opinione pubblica in modo da spingerla ad appoggiare la guerra. La commedia raggiunse il suo culmine nell'ottobre del 1966, periodo in cui il presidente Lindon Johnson dispose molte restrizioni commerciali nei confronti del blocco sovietico, ritenuto ufficialmente colpevole di aver sostenuto lo sforzo bellico nordvietnamita quando in realta' la famiglia Rockfeller stava finanziando l'esercito 'nemico' proprio dai suoi stabilimenti in URSS.
Fonte : Rivelazioni non autorizzate
Il coinvolgimento degli USA nella guerra contro il Vietnam del nord subi' una rapida escalation nel 1964, a seguito del presunto affondamento di due cacciatorpediniere americane da parte di unita' della marina militare nord vietnamita. L'episodio, passato poi alla storia come l'incidente del Golfo di Tonchino, catalizzo' l'opinione pubblica contro la minaccia proveniente da oriente. Poco dopo questa vicenda, infatti, l'America scese in campo con un intervento armato e lo spiegamento massiccio delle sue truppe.
Tuttavia rimaneva ancora un 'piccolo problema formale' da risolvere, e cioe' che il famoso attacco nordvietnamita tanto sbandierato alle masse dai mass-media controllati dall'elite non era mai avvenuto! Si tratto' solo di un episodio completamente inventato come pretesto per spingere le famiglie americane a mandare i loro ragazzi al fronte.
A tal proposito lo stesso Segretario della Difesa Robert McNamara (in seguito nominato dall'elite presidente della Banca Mondiale) dichiaro' molti anni dopo : ''L'incidente del Golfo di Tonchino fu un errore''. Tardive ammissioni, a cui seguirono quelle di molti altri ufficiali e 'insider' a conoscenza dei fatti. Emerse cosi' la drammatica verita', ovvero che tutta la storia dell'incidente in questione era stata solo una farsa creata a tavolino per manipolare l'opinione pubblica in modo da spingerla ad appoggiare la guerra. La commedia raggiunse il suo culmine nell'ottobre del 1966, periodo in cui il presidente Lindon Johnson dispose molte restrizioni commerciali nei confronti del blocco sovietico, ritenuto ufficialmente colpevole di aver sostenuto lo sforzo bellico nordvietnamita quando in realta' la famiglia Rockfeller stava finanziando l'esercito 'nemico' proprio dai suoi stabilimenti in URSS.
Fonte : Rivelazioni non autorizzate
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