venerdì 4 dicembre 2015

ISRAELE E' IL PRINCIPALE ACQUIRENTE DEL PETROLIO PROVENIENTE DAI TERRITORI OCCUPATI CONTROLLATI DA ISIS E CHE POI IN GRAN PARTE LO RIVENDE ALL'ITALIA

Israele è diventato il principale acquirente di petrolio dal territorio controllato dallo Stato Islamico/Daesh (Isis), almeno secondo quanto hanno affermato per primi i kurdi siriani del Rojava, in una tesi poi rilanciata ad agosto in un’inchiesta del Financial Times e ora ripresa, dopo le nuove accusa di Vladimir Putin, daGlobes Israel business news (che a sua volta riprende a sua volta i rapporti del giornale qatariota al-Araby al-Jadeed). Secondo queste indagini, «contrabbandieri curdi e turchi trasportano il petrolio dal territorio controllato dall’Isis  in Siria e Iraq e lo vendono a  Israele (…) Si stima che circa 20.000 – 40.000 barili di petrolio vengono prodotti ogni giorno nel territorio controllato dall’Isis generando 1 -1,5 milioni di dollari di profitto giornaliero per l’organizzazione terroristica».
Il petrolio verrebbe estratto a Dir A-Zur in Siria e in due campi in Iraq e trasportato nella città curda di Zakhu in un triangolo di territorio incuneato tra Siria, Iraq e Turchia, i mediatori israeliani e turchi arrivano in questa terra di nessuno per concordare i prezzi, poi il greggio viene contrabbando nella città turca di Silop come proveniente dalla regione semi-indipendente kurda dell’Iraq e venduto a 15 – 18 al barile, mentre sul mercato legale WTI e Brent Crude attualmente valgono 41 e 45 dollari al barile. SecondoGlobes Israel, il greggio del Daesh passa dalle mani del  «mediatore israeliano, un uomo di 50 anni con doppia cittadinanza greco-israeliana noto come Dr. Farid. Trasporta il petrolio attraverso diversi porti turchi e poi in altri porti, con Israele fra le principali destinazioni». Il Financial Times  scrive che Israele ottiene il 75% delle sue forniture di petrolio dal Kurdistan iracheno,  con il quale ha stretti rapporti fin dai tempi della guerriglia dei kurdi contro Saddam Hussein, e più di un terzo di queste  esportazioni passano attraverso il porto turco di Ceyhan, che viene descritto come un «potenziale gateway per il greggio di contrabbando dell’Isis».
Ma per l’Italia la rivelazione più inquietante arriva dall’inchiesta “Raqqa’s Rockefellers”, Bilal Erdogan, KRG Crude, And The Israel Connection”, pubblicata il 29 novembre da Zero Hedge a firma Tyler Durden, nella quale si legge: «Secondo un funzionario europeo di una compagnia petrolifera internazionale che ha incontrato al-Araby in una capitale del Golfo, Israele raffina il petrolio solo “una o due volte”, perché non ha raffinerie avanzate. Esporta il petrolio nei paesi mediterranei – nei quali il petrolio “guadagna uno stato di semi-legittima” – per $ 30 a $ 35 al barile. Il petrolio viene venduto entro un giorno o due a un certo numero di compagnie private, mentre la maggioranza va in una raffineria italiana di proprietà di uno dei maggiori azionisti di una società calcistica italiana [nome rimosso] dove il petrolio viene raffinato ed utilizzato localmente. Israele è, in un modo o nell’altro, diventato il principale commerciante di petrolio dell’Isis. Senza di loro [gli israeliani], la maggior parte del petrolio prodotto dall’Isis resterebbe in giro tra l’Iraq, Siria e Turchia. Anche le tre companies non avrebbero ricevuto il petrolio se non avessero un acquirente in Israele». Affermazioni pesanti, sulle quali sarebbe opportuno far indagare al più presto gli organi competenti.

Fonte :

http://www.greenreport.it/news/energia/il-petrolio-dello-stato-islamico-finisce-in-italia-passando-per-israele/



Nessun commento:

Posta un commento