Si stanno rappresentando in questi giorni, in diversi paesi d’Europa,
straordinarie commedie dell’assurdo. Gli attori più in vista sono gli
uomini di Governo - in Francia, in Spagna, in Grecia, in Germania, in
Italia - ma sono coadiuvati talmente bene in questa recita da tutti gli
altri responsabili della vita politica e sociale, e prima di tutto dai
giornalisti, che noi, poveri cittadini-sudditi, non riusciamo a capire
perché il loro frenetico agire ci sembri così privo di una concreta
direzione di senso e temibile proprio per questo.
Lo spettacolo offerto dagli “attori” italiani è tragico e surreale al tempo stesso. Berlusconi, Tremonti, Bossi, recitano a meraviglia i loro piccoli scontri sul bilancio, sul trasferimento di qualche Ministero al Nord, sulla necessità del governo centrale di aiutare lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, come se davvero questi fossero i problemi politici di una Nazione che non soltanto deve provvedere alla vita ordinata di 60 milioni di persone ma che, per la sua posizione geografica, per i suoi impegni con l’Ue e con la Nato, è al centro di interessi economici e militari a livello mondiale. Le opposizioni stanno al gioco con una puntualità e una solerzia quasi incredibili, tenendo ben fissa l’attenzione dei cittadini, ma in apparenza anche la propria, sui piccoli particolari di queste dispute come se davvero fossero racchiusi qui i maggiori problemi degli Italiani. Se qualche volta la polemica sembra diventare più forte, è soltanto perché lo scambio di invettive ha assunto termini maggiormente violenti e volgari, ma si tratta in tutti i casi di invettive a vuoto: servono ad alimentare la commedia. Della politica vera, dei drammatici problemi veri, non parla nessuno, né al governo né all’opposizione.
Lo spettacolo offerto dagli “attori” italiani è tragico e surreale al tempo stesso. Berlusconi, Tremonti, Bossi, recitano a meraviglia i loro piccoli scontri sul bilancio, sul trasferimento di qualche Ministero al Nord, sulla necessità del governo centrale di aiutare lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, come se davvero questi fossero i problemi politici di una Nazione che non soltanto deve provvedere alla vita ordinata di 60 milioni di persone ma che, per la sua posizione geografica, per i suoi impegni con l’Ue e con la Nato, è al centro di interessi economici e militari a livello mondiale. Le opposizioni stanno al gioco con una puntualità e una solerzia quasi incredibili, tenendo ben fissa l’attenzione dei cittadini, ma in apparenza anche la propria, sui piccoli particolari di queste dispute come se davvero fossero racchiusi qui i maggiori problemi degli Italiani. Se qualche volta la polemica sembra diventare più forte, è soltanto perché lo scambio di invettive ha assunto termini maggiormente violenti e volgari, ma si tratta in tutti i casi di invettive a vuoto: servono ad alimentare la commedia. Della politica vera, dei drammatici problemi veri, non parla nessuno, né al governo né all’opposizione.
I
problemi più importanti
Sono problemi che chiunque è in grado di vedere e che, volendo limitarsi esclusivamente ai più gravi ed impellenti, possiamo indicare nel modo seguente:
Sono problemi che chiunque è in grado di vedere e che, volendo limitarsi esclusivamente ai più gravi ed impellenti, possiamo indicare nel modo seguente:
1)
L’ inesistenza dell’Europa come realtà politica, dalla quale però
dipendiamo come se esistesse (la vicenda della guerra in Libia decisa da
Sarkozy ne è una soltanto una delle ultime e sconvolgenti prove).
2) L’
appartenenza dell’Italia alla Nato, organizzazione militare che non si
sa più a quale direttiva politica obbedisca data la mancanza di
un’autorità politica europea e la contemporanea perdita di potere dei
singoli Stati d’Europa (nessuno s’interroga, per esempio, su quale
ruolo stia svolgendo nella politica estera l’Inghilterra, sempre
sorella degli Stati Uniti ma con un piede dentro e uno fuori dell’Ue).
3) Il
potere assoluto dei banchieri, a livello mondiale ed europeo, che ha
completamente esautorato i politici nazionali e sta mano a mano
svuotando l’essenza stessa dei singoli Stati costringendoli a vendere
i loro possessi e finanche il proprio territorio (la Grecia è soltanto
la prima di una catena già pronta).
4) L’irrazionalità
di una sola moneta come espressione e strumento di 17 Stati totalmente
differenti per il loro peso politico e le loro dimensioni economiche.
E’ evidente che, o si disfa al più presto questa costruzione sul
vuoto, oppure si verificherà un catastrofico fallimento collettivo.
C’è forse bisogno di una qualsiasi dimostrazione in questo campo?
L’euro è soltanto il diverso nome del marco. Un marco privo, però,
dello Stato di cui era espressione. Per questo la Germania ha funzionato
fino adesso come lo “Stato ombra” dell’euro. Ma è chiaro che la
Germania non può continuare a reggere questa mastodontica finzione
senza farsi trascinare anch’essa nel baratro: prestarsi soldi fra
debitori (l’Italia, tanto per fare un esempio, ha iscritto nelle
uscite del proprio bilancio il denaro prestato alla Grecia) è una
pratica da “pazzi”, che nessun “povero” metterebbe in atto e che
nessun usuraio accetterebbe, ma che i banchieri della Bce e del Fmi
fingono di trovare normale e necessaria, spingendola fino all’estremo
al solo scopo di rimanere alla fine “proprietari”,
concretamente proprietari di tutta l’ Europa dell’euro.
5)
L’eliminazione degli intellettuali dalla leadership, concordemente
attuata da tutti i partiti europei, fatti esperti dallo
scontro-sottomissione degli intellettuali nella Russia bolscevica. I
partiti più importanti in Europa sono anche oggi quelli essenzialmente
comunisti, reduci del comunismo e più o meno suoi eredi. L’Italia ne
rappresenta la più fulgida testimonianza: il Presidente della
Repubblica è appartenuto per tutta la vita, fino dai tempi di Stalin,
al Partito comunista. Con il trattato di Maastricht gli intellettuali
sono stati praticamente aboliti; non si sente più nessuna voce che
possieda autorità tranne quella dei banchieri. Segno evidente di una
tragica realtà: se sono morti gli intellettuali, è morta la civiltà
europea.
6)
La complicità di tutti i mezzi d’informazione con il disegno dei
politici e dei banchieri. Una complicità così assoluta quale mai si
era verificata prima nella storia perché non obbligata da nessuna
censura. Gli oltre 500 milioni di cittadini d’Europa coinvolti
nell’operazione disumana di lavorare senza saperlo al proprio
suicidio, vi sono stati condannati non tanto dai politici quanto dai
giornalisti. Senza il silenzio dell’informazione non sarebbe stato
possibile condurre in porto un disegno di puro potere quale quello in
atto.
Politici
e banchieri in commedia
Se ciò che ho messo sinteticamente in luce è il quadro generale, per quanto riguarda i piccoli avvenimenti di quest’ultimo periodo a casa nostra non si può fare a meno di rilevare gli errori compiuti dai partiti di governo. Il Pdl e la Lega avrebbero avuto il dovere di piegarsi almeno per un momento a riflettere sui motivi delle sconfitte riportate nelle ultime elezioni e nei referendum. Per farlo, però, sarebbe stato necessario abbandonare il gioco della finzione come unica attività dei politici, uscire dalla “rappresentazione”, scendere dal palcoscenico dell’assurdo, cosa che evidentemente non hanno il coraggio di fare. Che non sia facile è chiaro.
Se ciò che ho messo sinteticamente in luce è il quadro generale, per quanto riguarda i piccoli avvenimenti di quest’ultimo periodo a casa nostra non si può fare a meno di rilevare gli errori compiuti dai partiti di governo. Il Pdl e la Lega avrebbero avuto il dovere di piegarsi almeno per un momento a riflettere sui motivi delle sconfitte riportate nelle ultime elezioni e nei referendum. Per farlo, però, sarebbe stato necessario abbandonare il gioco della finzione come unica attività dei politici, uscire dalla “rappresentazione”, scendere dal palcoscenico dell’assurdo, cosa che evidentemente non hanno il coraggio di fare. Che non sia facile è chiaro.
Bisognerebbe,
infatti, rivelare agli Italiani che la sovranità e l’indipendenza
della Nazione non esistono più, che tutte le funzioni vitali della
società e del potere sono state consegnate in mani straniere e che
quello che sembra ancora autonomo ed efficiente è di fatto pura
apparenza. E’ sufficiente un solo esempio.
Tutto
il gran parlare e il gran manovrare che si verificato in questi giorni
intorno ai nomi del Signor Draghi, del signor Bini Smaghi e di altri
importanti banchieri, appartiene al mondo della “rappresentazione”,
della “commedia surreale”. In realtà i politici e il governo
italiano non possiedono in questo campo alcun potere. Il signor Draghi,
il signor Bini Smaghi, il signor Trichet (presidente della Bce) sono,
chi in un modo chi in un altro, i proprietari, i possessori, gli
“azionisti” delle Banche centrali. La Banca d’Italia, la cui
direzione il signor Draghi sta per lasciare nelle mani del probabile
signor Bini Smaghi, non è per nulla la Banca “di” Italia, non
appartiene allo Stato italiano; quel “di”, particella possessiva, è
un falso perché si tratta di una banca di proprietà di cittadini
privati, possessori, come il signor Draghi, di parti del suo
capitale, e continua a portare il nome di quando era effettivamente di
proprietà dello Stato italiano ed emetteva la moneta dello Stato,
esclusivamente allo scopo di ingannare i cittadini italiani. Stesso
discorso si può fare per la Banca centrale europea, anch’essa
proprietà di ricchissimi banchieri privati come i Rothschild, i
Rockfeller e gli altri banchieri possessori del capitale della Banca
d’Inghilterra, della Banca d’Olanda e ovviamente anche della
Banca d’Italia come il signor Draghi. Lo Stato italiano, quindi, non
ha, come nessun altro Stato europeo, alcun potere sulle nomine e tutto
il gran parlare che si è fatto sul rispetto delle “procedure” da
parte del Governo, sull’approvazione da parte del Parlamento europeo
della nomina di un “illustre italiano” nelle vesti del signor
Draghi, è stata una commedia, finzione allo stato puro: i banchieri si
scelgono, si cooptano fra loro, tenendo nascosto il proprio potere
dietro la copertura dei politici.
In
conclusione: non c’è nessuno, in Italia, che non lavori a ingannare i
cittadini, ivi compresi - è necessario ripeterlo e sottolinearlo - i
giornalisti, la cui complicità è determinante in quanto costituisce il
fattore indispensabile alla riuscita della rappresentazione.
Rimane la domanda fondamentale: perché i politici hanno rinunciato al proprio potere trasferendolo nelle mani dei banchieri? Nessuno ha ancora dato una risposta soddisfacente a questo interrogativo ed è questo il motivo per il quale siamo tutti paralizzati: siamo prigionieri in una rete fittissima ma non sappiamo contro chi combattere per liberarcene.
Rimane la domanda fondamentale: perché i politici hanno rinunciato al proprio potere trasferendolo nelle mani dei banchieri? Nessuno ha ancora dato una risposta soddisfacente a questo interrogativo ed è questo il motivo per il quale siamo tutti paralizzati: siamo prigionieri in una rete fittissima ma non sappiamo contro chi combattere per liberarcene.
Il
regno di Bruxelles
Laddove i banchieri non sono soli a comandare, troviamo insieme ad essi altri privati, non soggetti a nessuna votazione democratica, quali i Commissari dell’Ue e i Consiglieri del Consiglio d’Europa, di cui probabilmente gli Italiani non conoscono neanche il nome. In quel di Bruxelles le commedie dell’assurdo abbondano, tanto più che, lontani da qualsiasi controllo, si sono moltiplicati i ruoli, gli attori e i fiumi di denaro necessari alle rappresentazioni. Gli obbligati “passaggi” di alcune normative attraverso il Parlamento europeo, per esempio, costituiscono soltanto una delle innumerevoli, mirabili finzioni che sono state ideate per ingannare i poveri sudditi dell’Ue. Infatti le decisioni importanti vengono prese in ristretti gruppi di élite (il Bilderberg, l’Aspen Institute, per esempio) e la loro consegna al Parlamento obbedisce ad un rituale pro-forma, ad un’apparente spolverata di democraticità, così come soltanto pro-forma vengono consegnate poi per la ratifica finale ai singoli Parlamenti nazionali. Il nostro Parlamento, ubbidientissimo e servile come nessun altro, a sua volta le approva senza preoccuparsi neanche di farcelo sapere. A tutt’oggi l’80% delle normative in vigore in Italia è dettato da Bruxelles, ma gli Italiani credono ancora di essere cittadini di uno Stato sovrano.
Insomma, dobbiamo guardare in faccia la realtà: lo Stato italiano esiste soltanto di nome e noi, suoi sudditi, serviamo a tenere in vita, con i nostri soldi e la nostra credulità, una miriade di istituzioni “crea carte” e “passa carte” prive di reale potere. Si tratta, però, di istituzioni che, come succede sempre negli Stati totalitari, creano per sé a poco a poco il potere che non possiedono costruendo e organizzando cerchi sempre più larghi di nuove istituzioni, di inestricabili burocrazie. Non per nulla un esperto della Russia bolscevica quale Bukowski ha affermato che l’Ue ne costituisce una copia. Non si tratta di un’affermazione esagerata: gli avvenimenti che lo provano sono sotto gli occhi di tutti, anche se per la maggioranza dei cittadini, accecati dalla “rappresentazione” della democrazia, è difficile accorgersene. Ma presto la burocrazia mostrerà la durezza della sua faccia.
Laddove i banchieri non sono soli a comandare, troviamo insieme ad essi altri privati, non soggetti a nessuna votazione democratica, quali i Commissari dell’Ue e i Consiglieri del Consiglio d’Europa, di cui probabilmente gli Italiani non conoscono neanche il nome. In quel di Bruxelles le commedie dell’assurdo abbondano, tanto più che, lontani da qualsiasi controllo, si sono moltiplicati i ruoli, gli attori e i fiumi di denaro necessari alle rappresentazioni. Gli obbligati “passaggi” di alcune normative attraverso il Parlamento europeo, per esempio, costituiscono soltanto una delle innumerevoli, mirabili finzioni che sono state ideate per ingannare i poveri sudditi dell’Ue. Infatti le decisioni importanti vengono prese in ristretti gruppi di élite (il Bilderberg, l’Aspen Institute, per esempio) e la loro consegna al Parlamento obbedisce ad un rituale pro-forma, ad un’apparente spolverata di democraticità, così come soltanto pro-forma vengono consegnate poi per la ratifica finale ai singoli Parlamenti nazionali. Il nostro Parlamento, ubbidientissimo e servile come nessun altro, a sua volta le approva senza preoccuparsi neanche di farcelo sapere. A tutt’oggi l’80% delle normative in vigore in Italia è dettato da Bruxelles, ma gli Italiani credono ancora di essere cittadini di uno Stato sovrano.
Insomma, dobbiamo guardare in faccia la realtà: lo Stato italiano esiste soltanto di nome e noi, suoi sudditi, serviamo a tenere in vita, con i nostri soldi e la nostra credulità, una miriade di istituzioni “crea carte” e “passa carte” prive di reale potere. Si tratta, però, di istituzioni che, come succede sempre negli Stati totalitari, creano per sé a poco a poco il potere che non possiedono costruendo e organizzando cerchi sempre più larghi di nuove istituzioni, di inestricabili burocrazie. Non per nulla un esperto della Russia bolscevica quale Bukowski ha affermato che l’Ue ne costituisce una copia. Non si tratta di un’affermazione esagerata: gli avvenimenti che lo provano sono sotto gli occhi di tutti, anche se per la maggioranza dei cittadini, accecati dalla “rappresentazione” della democrazia, è difficile accorgersene. Ma presto la burocrazia mostrerà la durezza della sua faccia.
Dittatura
europea e Val di Susa
E’ di questi giorni lo scontro dei cittadini con il governo “democratico” a causa della cosiddetta “Alta velocità” in Val di Susa. Si tratta di un’opera imposta dall’Ue, ovviamente non per collegare Torino a Lione, affermazione incongrua e ridicola, ma per poter fingere che l’Europa sia un unico territorio, trasformando le Alpi e l’Italia in un “corridoio” europeo (non sono io ad avergli dato questo nome: l’hanno chiamato così coloro che si sono autoproclamati proprietari dell’Europa). “Traforare le Alpi”per far passare un treno da Torino a Lione è un’operazione talmente folle che è impossibile trovare aggettivi sufficienti a definirla. L’insensibilità dei padroni dell’Europa e dei loro servi italiani per ciò che è la “natura”, il territorio, il paesaggio, come la prima e assoluta bellezza di cui è divinamente ricca l’Italia, sarebbe sufficiente a negarne l’autorità e il potere. Deve essere comunque chiaro a tutti, e affermato con assoluta determinazione, che il territorio di una Nazione è proprietà del suo popolo, e non può essere alienato in nessun modo se non per espressa volontà del popolo. I politici odierni non sono monarchi, non possiedono, come un tempo i re, i territori che governano. Il governo italiano ha dimostrato in questa occasione, più e meglio che in molte altre, il suo disprezzo per la democrazia, opponendo la forza della polizia alla sovranità dei cittadini, mentre il suo primo dovere sarebbe stato quello di rifiutare l’imposizione dell’Ue per un’opera ingegneristicamente mostruosa, rischiosa fino all’impossibile, priva di una qualsiasi giustificazione. Appellarsi al denaro fornito dall’Ue, come i politici sono soliti fare, costituisce l’ennesima prova del disprezzo che nutrono per l’Italia, per il suo territorio, per la sua bellezza. Una prova, inoltre, della loro incapacità a credere che esista qualcuno al mondo la cui anima non somigli a quella dei banchieri
E’ di questi giorni lo scontro dei cittadini con il governo “democratico” a causa della cosiddetta “Alta velocità” in Val di Susa. Si tratta di un’opera imposta dall’Ue, ovviamente non per collegare Torino a Lione, affermazione incongrua e ridicola, ma per poter fingere che l’Europa sia un unico territorio, trasformando le Alpi e l’Italia in un “corridoio” europeo (non sono io ad avergli dato questo nome: l’hanno chiamato così coloro che si sono autoproclamati proprietari dell’Europa). “Traforare le Alpi”per far passare un treno da Torino a Lione è un’operazione talmente folle che è impossibile trovare aggettivi sufficienti a definirla. L’insensibilità dei padroni dell’Europa e dei loro servi italiani per ciò che è la “natura”, il territorio, il paesaggio, come la prima e assoluta bellezza di cui è divinamente ricca l’Italia, sarebbe sufficiente a negarne l’autorità e il potere. Deve essere comunque chiaro a tutti, e affermato con assoluta determinazione, che il territorio di una Nazione è proprietà del suo popolo, e non può essere alienato in nessun modo se non per espressa volontà del popolo. I politici odierni non sono monarchi, non possiedono, come un tempo i re, i territori che governano. Il governo italiano ha dimostrato in questa occasione, più e meglio che in molte altre, il suo disprezzo per la democrazia, opponendo la forza della polizia alla sovranità dei cittadini, mentre il suo primo dovere sarebbe stato quello di rifiutare l’imposizione dell’Ue per un’opera ingegneristicamente mostruosa, rischiosa fino all’impossibile, priva di una qualsiasi giustificazione. Appellarsi al denaro fornito dall’Ue, come i politici sono soliti fare, costituisce l’ennesima prova del disprezzo che nutrono per l’Italia, per il suo territorio, per la sua bellezza. Una prova, inoltre, della loro incapacità a credere che esista qualcuno al mondo la cui anima non somigli a quella dei banchieri
Fonte :
https://www.disinformazione.it/potere_banchieri.htm
Interessante!Ma nel mondo apparte Russia,Cina,Nord Corea o Iran ci stanno paesi indipendenti dall'egemonia dei padroni talmudici Rothschild,in fatto di politica ed economia?
RispondiEliminaLa Russia, va detto, sembra che ancora la Banca centrale non sia pubblica.... C'e' la Sira (per ora), forse il Venezuela
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