venerdì 27 gennaio 2017

ADOLF HITLER?...UNA DELLE TANTE CREATURE DELL'ELITE

Adolf Hitler e' stato descritto fino alla nausea come l'unico dittatore folle veramente responsabile
per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ma e' davvero possibile credere che un solo uomo
assolutamente privo di mezzi (un pittore squattrinato e comparso praticamente dal nulla) abbia potuto risolvere la Germania dalla bancarotta senza la complicita' dell'alta finanza internazionale?
Stando ai fatti pare proprio di no...
La Germania era uscita completamente in miseria dalla sonora batosta del primo conflitto mondiale e non disponeva di risorse sufficienti 'per risalire la china' a causa della condanna al pagamento delle esose riparazioni di guerra. La sua economia era sul baratro, l'inflazione alle stelle e il popolo ridotto all'indigenza.Nessuno avrebbe potuto mai risollevare l'economia tedesca in pochi anni per
trasformarla in una formidabile macchina da guerra armata fino ai denti senza il sostegno dei poteri forti. Ma per capire veramente quanto sia insostenibile la versione ufficiale sul presunto 'miracolo economico' compiuto da Hitler dobbiamo fare un passo indietro nella storia.


Un breve ma necessario prologo


Dopo la fina della Prima guerra mondiale (11 novembre 1918) Inghilterra, Francia e USA si riunirono per decidere le condizioni di pace che nella primavera dell'anno successivo portarono alla stipula del Trattato di Versailles. Tale accordo dichiarava la Germania responsabile dello scoppio della Grande Guerra, decretando di conseguenza il pagamento dei danni di riparazione a carico di quest'ultima. La scintilla che fece esplodere il primo conflitto fu un grave attentato terroristico, ovvero l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno 1914) da parte di un agitato ebreo di nome Gavrilo Princip. Successivamente allo scoppio della guerra di rappresaglia dell'Austria contro la Serbia, la Massoneria comincio' a fomentare l'opinione pubblica degli altri Paesi europei per spingerli a un intervento militare. Alla fine il conflitto si allargo' su scala mondiale, e con l'aiuto della Libera Muratoria arrivo' a coinvolgere senza troppe difficolta' anche Paesi che inizialmente erano rimasti neutrali.
Per quanto riguarda la propaganda massonica nell'Italia di quel periodo, lo storico Mola ha scritto :
''La Massoneria rivendico' esplicitamente un ruolo per la mobilitazione del Paese; mentre il governo avrebbe atteso alla preparazione militare, la Massoneria italiana si faceva carico di provvedere alla preparazione morale''. Si assistette cosi' all'improvviso montare di una campagna stampa a favore della guerra. A promuoverla furono tutti i giornalisti a cui vennero promesse generose ricompense con denaro e favori. L'ambasciatore von Stockhammern comprava addirittura i giornalisti italiani a forfait o con assegni mensili in nero, mentre il fervente interventista Missiroli venne nominato direttore del 'Corriere della Sera'. In questo modo numerosi giornali di provincia finirono per inondare i lettori con articoli retorici a favore della guerra. Da notare inoltre che il cosiddetto movimento di opinione 'spontaneo' che porto' alla Grande Guerra si manifesto' in tutta Europa. In Inghilterra, per esempio, il pubblico chiamo' 'allarmisti' (scaremongers) una nutrita schiera di giornalisti che si distinse nel demonizzare la politica tedesca per favorire l'appoggio delle masse alla guerra. In Turchia il giornale 'Jeune Turcs' diretto dall'ebreo Sam Hochberg predicava l'entrata nel conflitto a favore della Germania gia' dal 1911.


La grave situazione economica ereditata dal Fuhrer


Il Trattato di Versailles impose alla Germania il pagamento di cinque miliardi di dollari in marchi oro entro il 1921 e la fornitura di materie prime come carbone, navi, legname, bestiame. Il territorio tedesco inoltre venne parzialmente occupato dai vincitori, e la Germania si dovette rassegnare a perdere la regione della Slesia superiore, un importantissimo distretto industriale.
Complessivamente ando' perso il tredici per cento del territorio nazionale. Anche se la Germania tento' di opporsi a queste condizioni che avevano l'evidente intento di metterla in ginocchio con il pretesto delle colpe piu' assurde, alla fine fu costretta ad accettare. Ecco come Henry Kissinger (uno degli uomini di punta dell'elite) descrisse il Trattato di Versailles : '' I negoziatori del XVIII secolo avrebbero considerato le 'clausole della colpa della guerra' assurde.
Per loro, le guerre erano delle necessita' amorli causate da uno scontro di interessi. Nei trattati che chiusero le guerre del XVIII secolo, gli sconfitti pagavano un prezzo che non era giustificato da prinicipi morali. Ma per (il presidente americano) Wilson e i negoziatori di Versailles, la causa delle guerra del 1914-18 doveva essere attribuita a un qualche malvagio che andava punito''
Oltre alle spese di riparazione, la Germania dovette far contemporaneamente fronte ai costi della guerra, che ammontavano a circa 164 miliardi di marchi, una somma da pagare ricorrendo alla massiccia emissione di nuova moneta, dando cosi' avvio a un pesantissimo processo inflazionistico. A peggiorare la posizione tedesca si aggiunse infine anche la congiuntura economica internazionale,
segnata da un periodo deflativo che fece aumentare esponenzialmente il valore reale del debito tedesco. L'insieme di queste concause era quindi destinato a produrre una crisi economica di proporzioni tali da rimanere impressa per sempre nella memoria collettiva dei disastri finanziari. Per cercare di uscire fuori dalla morsa del debito la Germani tento' allora l'unica via che appariva percorribile, ovvero un'ulteriore svalutazione della propria moneta. Si tratto' tuttavia solo di una manovra disperata, che non fece altro che peggiorare la gia' grave situazione. E se nel luglio del 1919 un dollaro valeva quattordici marchi, nello stesso mese di tre anni dopo per acquistare un biglietto verde americano occorrevano ormai ben 493 marchi!
Le condizioni per lo scoppio della Seconda guerra mondiale, insomma, vennero cinicamente programmate proprio attraverso la firma delle clausole che posero fine alla prima. L'onnipotente tavola rotonda presieduta dal gruppo Rothschild e composta da Bernard Baruch con al seguito gli altri oscuri magnati dell'alta finanza internazionale, si raduno' quindi a Versailles non per stabilire reali condizioni di pace, ma solo per imporre alla Germania il pagamento di impossibili riparazioni che avrebbero dovuto esasperare la popolazione. Infatti, accanto alle gia' insostenibili richieste di denaro, con il trattato di Versailles si impose alla Germania anche il sacrificio del settantacinque per cento del suo carbone. In pratica, si volle mettere una intera nazione con le spalle al muro per costringerla a reagire con l'unica soluzione possibile, il ritorno alle armi. Nel frattempo inoltre qualcuno stava riversando fiumi di denaro nelle casse del partito di Adolf Hitler, per imporne l'ascesa sul terreno politico.
Sarebbe bastato far precipitare ulteriormente la situazione per consegnare il Paese nelle mani di una dittatura. Cosi' , poco dopo la firma del trattato che concluse la Prima guerra mondiale, la Francia accuso' subito la Germania di essere venuta meno ad accordi di pagamento e di fornitura di fatto impossibili da rispettare, e quindi ordino' alle proprie truppe di impadronirsi della regione industriale della Ruhr, il cuore dell'industria tedesca. Tali giacimenti infatti producevano l'ottanta per cento del carbone, del ferro e dell'acciaio delle Germani e la loro perdita provoco' il collasso definitivo dell'economia tedesca. Ma per avere un'idea precisa della situazione basti ricordare che successivamente alla perdita della Ruhr divennero necesassari 7592 marchi per acquistare un solo dollaro. Nel novembre 1923, infine, il valore di un dollaro era salito addirittura a 4.200 miliardi di marchi! Le accuse della Francia, tuttavia, seppur legittime, riguardavano solo una lieve mancanza nella fornitura del carbone e dei pali del telegrafo. Pertanto, l'occupazione dei giacimenti vitali per l'industria pesante tedesca si rivelo' essere in realta' solo un banale pretesto. La Germania infatti stava gia' facendo tutto il possibile per cercare di onorare gli impegni. Il piano in agenda dell'elite a questo punto poteva ritenersi gia' a buon punto, in quanto la drammatica situazione in cui versava la popolazione tedesca avrebbe spinto le masse a gettarsi tra le braccia di qualsiasi leader forte che avesse promesso miracoli.
I tempi erano maturi per tentare di prendere il potere con la forza e Hitler non si lascio' sfuggire l'occasione. Il famoso 'Putsch di Monaco' avvenne infatti proprio l'8 novembre 1923, ovvero durante il periodo di massima crisi. Quel fatidico giorno i nazisti marciarono da una birreria di Monaco fino al Ministero della Guerra bavarese con l'intenzione di rovesciare il governo, ma il colpo di mano falli' e Hitler venne arrestato. E nonostante si fosse trattato di un episodio gravissimo, il futuro dittatore tedesco trovo' una giuria indulgente, che lo condanno' a scontare solo pochi mesi di reclusione (dall'aprile al dicembre 1924). Cosi', appena uscito di prigione Hitler pote' riprendere la sua attivita' di propaganda politica, divenendo il leader incontrastato del primo partito politico del Paese.Ciononostante, con la Germania ridotta in bancarotta e senza aiuti finanziari esterni, Hitler non avrebbe mai potuto riarmare sufficientemente la Germania per scatenare un secondo conflitto mondiale. Per tale ragione, una volta certi che il nazionalsocialismo e il suo leader avrebbero preso il potere, i banchieri si fecero assai piu' generosi con la Germania, offrendole dei prestiti sul debito. Prestiti che vennero canalizzati direttamente verso l'industria bellica.
Per descrivere meglio cosa accadde veramente dietro le quinte della storia ufficiale e conoscere cosi' chi furono i veri protagonisti degli eventi, e' possibile citare una eloquente affermazione rilasciata da Lloyd George al Journal American di New York il 24 giugno 1924 : ''I banchieri internazionali dettarono la risoluzione Dawes sulle riparazioni. Il protocollo che venne firmato dagli alleati, dai poteri associati e dalla Germania fu il trionfo della finanza internazionale. L'accordo non sarebbe mai stato raggiunto senza il brusco e brutale intervento dei banchieri internazionali. Essi relegarono in un angolo uomini di stato, politici e giornalisti e formularono i loro ordini con l'autorita' dei monarchi assoluti, che sapevano che non c'era appello per le loro spietate sentenze.La risoluzione e' l'Ukase congiunto di Re Dollaro e Regina Sterlina. Fu loro il rapporto Dawes. Furono loro a ispirarlo e a crearlo. Il rapporto Dawes fu modellato dai re del denaro. Gli ordini dei finanzieri tedeschi (guidati dalla Warburg Bank) ai loro rappresentanti politici furono tanto perentori quanto quelli degli alleati banchieri ai loro rappresentanti politici. I banchieri della Morgan Bankk e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Mormann escogitarono il piano Dawes per porre l'economia tedesca sotto l'amministrazione controllata dall'elite. In tale contesto nel solo periodo 1924-1926 Wall Street e la City di Londra, vale a dire National City Bank, Morgan Bank, Kuhn & Loeb Bank, Chase Manhattan Bank, General Motors e Paul Warburg, trasferirono all'economia tedesca la somma stratosferica di 975 milioni di dollari, dei quali 170 vennero destinati alla creazione di tre grandi cartelli:
  1. Vereinigte Stahlwerke (acciaio)
  2. I.G.Farben
  3. A.E.G. (settore elettrico)
Nel 1930 solo le prime due assicurarono dal cinquanta al novantacinque per cento della produzione bellica tedesca nei rispettivi settori di produzione, mentre l'A.E.G. (omologa tedesca della General Electric americana) fornira' la parte elettromeccanica. Adolf Hitler, inoltre, esclusivamente nel periodo compreso tra il 1929 e il 1933, ricevette dalla Pilgrim's Society ben trentadue milioni di dollari. Del resto, tale convergenza di programmi tra i piu' grandi banchieri del mondo deriva dal fatto che essi solo costituiscono ormai da secoli l'unica vera (ma invisibile) cupola di potere. Una situazione che, come dimostrano le affermazioni rilasciate nel lontano 1733 dal noto banchiere ebreo Amschel Mayer Bauer Rothschild (capostipite dell'impero Rothschild), dura ormai da secoli :
''La nostra politica e' quella di fomentare le guerre, ma dirigendo conferenze di pace, in modo che
nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre piu' nel loro debito e, quindi, sempre piu' sotto il nostro potere''.
Come vedremo in seguito, i prestiti a breve termine concessi alla Germania dall'alta finanza internazionale con il piano Dawes non avevano altro scopo che quello di finanziare il massiccio riarmo dell'esercito tedesco. Furono questi prestiti a rendere possibile lo scoppio della Seconda guerra mondiale o, come direbbero i banchieri, l'inizio di 'un grande business di famiglia''. Basti ricordare cosa dichiaro' a tal proposito l'ambasciatore americano William Dodd al presidente (massone di origine ebraica) Franklin D. Roosevelt il 19 ottobre 1936: ''Attualmente piu' di cento societa' americane hanno qui delle consociate con cui collaborano. I Du Pont hanno tre alleati in Germania che facilitano gli affati nell'ambito degli armamenti. L'alleato principale e' la I.G. Farben, un'espressione del governo che elargisce duecentomila marchi all'anno a una organizzazione propagandistica che opera sull'opinione pubblica americana. La Standard Oil Company (filiale di New York) ha inviato qui due milioni di dollari nel dicembre 1933 e sborsa cinquecentomila dollari all'annno per aiutare i Tedeschi a produrre surrogati del gas a scopo bellico...Il presidente della International Harvester Company mi ha detto che i loro affari qui sono aumentati del trentatre per cento annuo (produzione di armi,credo), ma che non potevano esportare niente. Anche i nostri produttori di aerei hanno stretto accordi segreti con i Krupps. La compagnia General Motors (Morgan) e Ford fanno floridi affari qui attraverso le loro consociate ed esportano i profitti. Cito questi fatti perche' complicano le cose e vanno ad accrescere i pericoli di guerra''.
Ovviamente Roosevelt non fece nulla per far cessare i finanziamenti diretti al riarmo tedesco e l'elite prosegui con i suoi progetti. La stessa crisi americana del '29 venne provocata dal governo ombra. Il mercato azionario USA degli anni Venti venne drogato con iniezioni di denaro allo scopo di creare una bolla speculativa, poi la FED (la banca centrale americana privata) introdusse improvvisamente una serie di norme bancarie che penalizzavano pesantemente i piccoli istituti di credito. A quel punto le banche piu' grandi cominciarono a fagocitare le banche piu' piccole che stavano andando in bancarotta, chiudendo al contempo tutti i rubinetti dei finanziamenti economici. Il risultato fu il crollo della borsa americana del '29:Inutile aggiungere che i banchieri privati azionisti della FED sono gli stessi (la lobby ebraica dei Rothschild, Goldman Sachs, Morga, ecc.) che si avvantagiarono della situazione. Terminata infatti la mattanza dei 'piccoli finanzieri' la FED ritiro' le sue leggi restrittive. Riguardo alla crisi americana, ecco infatti cosa scrisse nel suo diario il
governatore delal Banca di Francia, Emile Moreau, l'8 febbraio 1928: ''Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione''.
Chiusa questa breve parentesi sulla borsa americana scopriamo alcune sorprendenti analogie tra il preside americano Roosevelt e Hitler. Entrambi ascesero al potere nello stesso anno (era il 1933) e solo dopo una devastante crisi economica provocata dalla solita casta di banchieri. Roosevelt, proprio come Hitler, si presento' poi al popolo americano come l'uomo della provvidenza, ma il suo Nuovo Corso (New Deal) era stato elaborato guarda caso da Gerard Swope, l'ex presidente della General Motors controllata da Morgan. Peraltro, la studiosa di origine ebraica Gertrude Elias ha reso noto che il massone Hjalmar Schacht (un altro finanziere in affati con J.P. Morgan dal 1905 che conosceva personalmente anche Roosevelt) fungeva da 'collettore' tra i finanziamenti dell'elite e Hitler. Schacht fu nominato infatti consigliere finanziario del Fuhrer, nonche' presidente della Reichsbank. Il documento del 17 marzo 1933 che conferma l'alta investitura di Schacht alla banca
centrale tedesca porta la firma congiunta di Adolf Hitler e Max Warburg (banchiere ebreo, ), uomo di facciata Rothschild. Schacht nel 1930 fondo' la Banca dei Regolamenti Nazionali della lobby ebraica a Basilea, in Svizzera. Montagu Normann era invece il governatore della Banca d'Inghilterra controllata dai Rothschild, ma allo stesso tempo era anche un intimo amico di Schacht. Normann autorizzo' personalmente il finanziamento dei nazisti, e successivamente all'invasione tedesca della Cecoslovacchia, fu sempre lui a far consegnare a Hitler l'oro cecoslovacco che era stato depositato a Londra con la sottoscrizione dell'allora primo ministro inglese Neville Chamberlain. La motivazione addotta dal governo britannico nel maggio 1939 a giustificazione di un simile comportamento fu di non potere impartire ordini alla Banca d'Inghilterra.
Ma chi era esattamente Montagu Normann? Il banchiere in questione aveva fatto un periodo di addestramento in USA negli uffici della Brown Brothers fondata dai Rothschild, e in realta' era solo l'ennesimo uomo di facciata dello stesso gruppo. Peraltro l'elite ebbe la faccia tosta di spacciare il
banchiere per un antisemita. Della strana situazione si accorse anche l'economista Henry Waldman, che nel 1943, nella sua rubrica sul New York Times scrisse : ''Citando il nostro ambasciatore, qui, siamo in una nazione che assiste il nemico in tempo di guerra, e che tuttavia sta per continuare a estendere i suoi aiuti....'' Gertrude Elias sostiene persino che la Banca d'Inghilterra collaboro' con lord Bearsted della Royla Dutch Shell per organizzare il trasferimento dei beni di ricchi ebrei sionisti in Palestina mentre gli altri israeliti indigenti veniva rifiutato l'asilo politico, lasciandoli in balia delle persecuzioni, con la certezza di finire nei campi di concentramento. Anche successivamente all'entrata dell'America nel conflitto, gli stabilimenti della Ford in Germania continuarono a produrre materiale bellico per i nazisti e contro la propria nazione. Come se non bastasse, venne ordinato ai generali alleati di non colpire le fabbriche dell'elite dislocate in Germania. Johannes Van Weeszenberg, uno dei prigionieri che lavoro' negli stabilimenti tedeschi del massone Ford durante la guerra affermo' infatti : '' Noi dicevamo e' tutta una barzelletta, qui si producono gli autocarri con cui vengono colpiti gli americani, proprio cosi, eppure non ci bombardano mai. Del resto, si capisce, gli americani non sono mica tanto scemi da distruggere le loro stesse fabbriche''.
Il casato di Bush che e' stato al timone del governo USA fece affari d'oro grazie a Hitler e ai suoi lager. In tempo di guerra, Prescott Bush (il nonno di George W. Bush Junior) fece costruire una fabbrica a Oswiecim (nei pressi dei campi di concetramento di Auschwitz) e migliaia di prigionieri ebrei furono costretti a lavorare al suo interno in condizioni terribili. Pertanto si puo' legittimamente concludere che in realta' alla casta di banchieri di origine ebraica non e' mai interessato nulla delle condizioni di vita del popolo ebraico. E nonostante fosse illegale, i Bush fecero affari d'oro con i nazisti fondando imprese internazionali di facciata (ovvero societa' prestanome), come per esempio la Consolidated Silesian Steel Company o l'Overby Development Company.
Le prove del coinvolgimento di Prescott Bush in queste operazioni sono emerse dagli archivi olandesi solo nel 2001. E' stato cosi' appurato che esisteva una rete di riciclaggio del denaro sporco collegata al banchiere tedesco Fritz Thyssen. I soldi partivano dall'Augustt Thyssen Bank di Berlino e passando poi per l'Olanda attraverso la Bank voor Handel giungevano finalmente negli USA, o
meglio alla Union Banking Corporation (UBC) di New York. Il sordido giro di danaro divenne possibile quanto nel 1922 Averell Harrimann (che sarebbe diventato consigliere di Roosevelt) si era incontrato con il banchiere tedesco Thyssen per realizzare due anni dopo (1924) una banca tedesco-americana, la UBC appunto. E' quindi forse pleonastico aggiungere che alla presidenza del nuovo colosso bancario spiccava il nome di George Herbert Walker, il suocero di Prescott Bush! Nell'alleanza di affari, gli Harriman e Prescott Bush (che era direttore esecutivo della UBC) ebbero strette e cordiali relazioni anche con Friedrich Flick, un altro magnate tedesco dell'acciaio che sarebbe stato poi condannato a Norimberga. Le varie ditte che facevano capo ad Harriman, a Bush e ai Thyssen condividevano un unico lussuoso ufficio a Broadway, a New York. Gli affari con il Terzo Reich proseguirono quasi un anno dopo che gli USA erano scesi in guerra contro la Germania. E non furono certo Bush e Harriman a porre fine al giro d'affari, ma lo Stato americano. Il 31 luglio 1941 il Washington Post pubblicava infatti un articolo dal titolo Hitler's Angel has $ 3 million in US Bank. L'angelo di Hitler in questo caso era Fritz Thyssen, mentre la banca a cui faceva riferimento era la UBC. Nel 1938 Adolf Hitler fece persino decorare il senatore americano Prescott Bush con l'Aquila Tedesca come encomio per avere fortemente finanziato con la sua banca il NDSAP, ovvero il partito nazionalsocialista. Il certificato di conferimento dell'onorificenza porta la data del 7 marzo 1938 nonche' la firma in calce di Hitler e del suo segretario di Stato Otto Meissner. Tutto il sopracitato materiale probante e' conservato negli archivi del Dipartimento della giustizia USA, insieme a un'ingiunzione delle autorita' americane che venne indirizzata a nonno Bush nel 1942 per fargli cedere le azioni di una banca legata al Terzo Reich.


La politica monetaria nazista diretta da un banchiere dell'elite


Se si conosce solo la storia ufficiale del periodo nazista potra' apparire assurdo, ma il vero artefice
materiale della rivoluzione politica monetaria nazista e' stato Hjalmar Schacht, un banchiere massone di origine ebraica. E il fatto che ci fosse qualche retroscena poco chiaro dietro l'avvento di Hitler e' dimostrato da paradossi come questo. Per condurre la Germania verso la prosperita' economica, Hitler scelse 'guarda caso' proprio Schacht, ovvero un uomo di fiducia di quell'alta finanza internazionale che lui dichiarava di disprezzare tanto. Il motivo risiedeva nel fatto che Schacht, quale membro della casta di banchieri piu' influenti del globo, era un esperto di truffe monetarie a danno dei popoli e quindi conosceva anche ''l'antidoto'' per rendere la Germania finanziariamente autonoma dall'elite nel monento di maggior bisogno.
L'aiuto economico assicurato inizialmente dall'elite ai nazisti, infatti, non poteva piu' essere concesso a lungo senza creare imbarazzo e sospetti nell'opinione pubblica. Di conseguenza, appena le intenzioni belliche di Hitler divennero evidenti, il regime nazista non pote' piu' contare ( a livello ufficiale) su prestiti esterni dell'alta finanza mascherati da aiuti civili per la ricostruzione. Da quel momento i nazisti applicarono la riforma monetaria messa a punto da Schacht e dal 1935 al 1945 la sovranita' monetaria tedesca passo' direttamente nelle mani dello stato guidato dal Fuhrer. Hitler e la sua cricca poterono cosi' battere moneta e certificati di lavoro utilizzabili come valuta. La nuova moneta tedesca aveva la singolarita' di essere completamente sganciata dal valore dell'oro, in quanto
interamente fondata su risorse reali come forza lavoro e materie prime. Si tratto' quindi della violazione di tutti i principi base delle tradizionali teorie economiche ufficialmente accreditate dai poteri forti e dalle compiacenti istituzioni scolastiche accademiche. E fu cosi' che, ''in barba'' a tutte le teorie economiche maggioritarie, lo stato tedesco non solo non falli', ma riusci' a mandare avanti una costosissima guerra contro tutto il resto del mondo per ben 6 anni. Chiusa la parentesi del regime nazista, pero', i principi di tale 'medicina monetaria', invece di fare da esempio e alternativa possibile per l'attuale sistema finanziario delle banche centrali, vennero praticamente fatti sparire dai libri di testo.


Il cartello dell'alta finanza ebraica dietro il riarmo tedesco


Per poter scatenare la Seconda guerra mondiale, Hitler aveva terribilmente bisogno di carburante con cui rifornire le sue divisioni corazzate nuove di zecca; a risolvere il problema ci penso' il colosso chimico della I.G. Farben/Standar Oil. Poiche', come ebbe a dichiarare il senatore Homer T.Bone a una commissione del Senato americano nel 1943, ''la Farben era Hitler e Hitler era la Farben''.
Ma allora da chi era controllata veramente la Farben? Il gigante dell'industria chimica venne creato durante il periodo bellico con i prestiti dell'alta finanza internazionale. Sin dal 1939, grazie agli investimenti di Wall Street, la Farben rappresentava ormai il piu' grande polo mondiale del settore chimico, ovvero proprio cio' di cui aveva bisogno il dittatore nazista per garantirsi l'autonomia di carburante. Ma la questione meno nota (chissa' per quale ragione...) e proprio per questo motivo piu' imbarazzante, e' che la I.G. Farben non era un'azienda nelle mani di estremisti di destra nazisti, ma una societa' controllata dagli stessi ebrei di casa Rothschild dietro la copertura di teste di legno e societa' di facciata.
Il banchiere ebreo tedesco Max Warburg alla fine degli anni Venti appariva tra i membri del comitato di controllo della summenzionata Farben, mentre suo fratello Paul Warburg svolgeva affari con la Manhattan Bank e faceva parte del direttivo della I.G. (la consociata americana della Farben). Fu proprio quest'ultimo inoltre a essere stato inviato dagli onnipotenti Rothschild negli Stati Uniti per costituire la banca centrale USA e assumere cosi' la direzione e il controllo dell'economia americana. Un rapporto dei servizi segreti navali statunitensi del 2 dicembre 1918 affermava peraltro : ''Paul Warburg si occupo' di grosse somme messe a disposizione dai banchieri tedeschi per Lenin e Trotsky. Suo fratello Max dirige il sistema di spionaggio della Germania''. Per completezza d'informazione, si deve aggiungere che al fianco di Paul Warburg nel direttivo della I.G. Sedevano anche Edsel Ford (figlio del massone Henry Ford) della Ford Motor Company, Charles E. Michell della Federal Reserve di New York e Walter Teagle della Standard Oil, stretto frequentatore del presidente massone Franklin Roosevelt. Tale altisonante nomenclatura teneva le redini di una societa' che il rapporto americano del Ministero della Guerra descrisse in questo modo : ''Senza le immense possibilita' produttive della IG, le sue notevoli ricerche, i suoi estesi legami internazionali, la prosecuzione della guerra da parte della Germania sarebbe stata impensabile e impossibile. La Farben non solo indirizzo' le sue energie verso il riarmo della Germania, ma si adopero' per indebolire le sue vittime designate, e questo duplice tentativo di espandere il potenziale industriale tedesco e di ridurre quello del resto del mondo non fu concepito ed eseguito nel 'normale corso degli affari''. Ci sono prove schiaccianti che i funzionari della I.G. Farben conoscessero perfettamente il progetto di conquista del mondo e ogni specifico atto d'aggressione successivamente intrapreso....''
La I.G. Farben divenne cosi' potente e influente che riusci' a gestire i suoi rapporti economici con la Germania nella piu' completa indifferenza e autonomia dagli embarghi di guerra. Il cartello dei banchieri voleva una Germania nazista ben armata e potente, che potesse scatenare una lunga e 'proficua' guerra mondiale a spese dei popoli. Le numerose inchieste che hanno avuto corso sia durante la guerra che dopo, dimostrano infatti che la Farben con l'appoggio di Wall Street e dell'alta finanza britannica intere garantire alla Germania tutto quello di cui aveva bisogno per affrontare un conflitto di immani proporzioni. I nazisti da soli non avrebbero mai potuto mettere in piedi la macchina da guerra che sconvolse l'Europa senza le necessarie risorse finanziarie e gli indispensabili prodotti petroliferi. Il problema piu' grave di Hitler era l'approvvigionamento di carburante, dal momento che nel 1934 l'ottantacinque per cento dei prodotti ricavati dal petrolio proveniva esclusivamente dall'estero, e quindi in caso di guerra la Germania sarebbe rimasta a secco. Tuttavia, incredibile a dirsi, un patto tra la Farben e i Rockfeller assicuro' ai nazisti tutto cio' di cui avevano bisogno. La Farben ricevette montagne di denaro dell'alta finanza internazionale (sotto forma di prestiti alla Germania) affinche' sviluppasse una tecnologia per ricavare petrolio dai giacimenti carboniferi tedeschi. E mentre la propaganda mediatica scuoteva incessantemente le coscienze del popolo americano affinche' sacrificasse la propria vita per salvare il mondo dalla tirannia nazista, la stessa lobby ebraica dell'alta finanza che possiede la banca centrale USA e che controlla il debito pubblico americano stava segretamente armando Hitler fino ai denti. Nel mese di gennaio del 1933, ovvero poco prima che Hitler venisse messo al potere, il funzionario commerciale dell'ambasciata USA a Berlino scriveva su un documento : ''Tra due anni la Germania produrra' petrolio e gas ricavandoli dal carbone bituminoso in quantita' sufficienti per una lunga guerra. La Standard Oil di New York sta contribuendo a questo fine con milioni di dollari''.
I Rockfeller garantirono alla I.G. Farben l'approvvigionamento dei prodotti chimici indispensabili per la produzione del carburante aereo tedesco. Al contempo gli amministratori americani della I.G. cercarono di dissimulare il proprio coinvolgimento nella costruzione della macchina bellica tedesca fondendo il colosso chimico con un'altra compagnia, a cui diedero il nome di General Aniline and Film Corporation. La lista dei membri posti alla direzione della I.G, americana pero' non lascia spazio a dubbi di sorta su chi furono i reali responsabili dello scoppio della guerra. Tra di essi infatti spiccano i nomi degli uomini del solito cartello di banchieri: Carl Bosch; Edsel B. Ford (figlio del massone Henry Ford); Max Ilgner (tedesco), direttore dell'ufficio dei servizi segreti nazisti a Berlino; H.A. Metz, direttore della I.G,. Farben e della Rothschild-Warburg Bank of Manhattan; C.E. Mitchell, direttore della Banca della Riserva Federale di New York e della Morgan National City Bank; Hermann Schmitz, presidente della I.G. Americana, della I.G. Farben e membro sia del Consiglio di amministrazione della Banca Centrale Tedesca che della Banca dei Regolamenti Internazionali; Walter Teagle, direttore della Standard and Oil del New Jersey di proprieta' dei Rockfeller nonche' amministratore fiduciario della Fondazione Roosevelt. Teagle peraltro era in stretti rapporti di frequentazione con il presidente USA, con W.H. Von Rath direttore della General Electric tedesca (A.E.G.) e con Paul M. Warburg, della Bank of Manhattan. Insomma, l'azione combinata e sinergica tra le corporation dell'elite sul suolo americano e tedesco era tale che sin dal 1917 la Standard Oil e la General Motors misero a disposizione della I.G. Farben i loro laboratori del New Jersey e del Texas per la produzione di micidiali gas a uso militare.
La Bendix Aviation, controllata dalla Banca Morgan, equipaggio' tutti i sistemi di pilotaggio degli aerei tedeschi fino al 1940 grazie alla complicita' della Siemens. Il governo britannico tra il 1934 e il 1935 lascio' tranquillamente partire dal suo territorio 12.000 motori d'aereo ultramoderni alla volta della Germania, mentre l'aviazione di Hitler riceveva mensilmente da Washington equipaggiamenti e accessori sufficienti per centro aerei. Senza contare che le due principali fabbriche di blindati e di carri armati nazisti vennero realizzate dalla 'tedesca' Opel, filiale dell'americana General Motors! L'ITT invece, che attraverso il cartello dell'A.E.G. Controllava tutte le telecomunicazioni tedesche, cessera' di lavorare per gli armamenti del Reich solo nel 1944, ovvero a guerra praticamente finita! Il finanziamento e la produzione bellica dell'intero conflitto provennero quindi sempre ed esclusivamente da un'unica fonte, il cartello delle industrie e delle banche dell'elite finanziaria internazionale. E a tal proposito possiamo ricordare l'eloquente affermazione del Professor Carroll Quigley : ''Si trattave nientemeno che di creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun Paese e l'economia mondiale''.


La violazione delle clausole di Versailles sulle limitazioni militari


Per scatenare il secondo conflitto mondiale partendo dalla Germania non era sufficiente riarmare l'esercito tedesco con carri armati e aeroplani, fu necessario addestrare anche le truppe all'utilizzo dei piu' moderni mezzi di combattimento. Si poneva cosi il problema di aggirare i divienti imposti dagli accordi di Versailles, a seguito dei quali furono stabilite delle commissioni di vigilanza interalleata sul suolo tedesco che avevano il precipuo compito di impedire eventuali tentativi di riorganizzazione massiva dell'esercito. Per eluderle si ricorse, fin dal 1922, e cioe' ben prima dell'ascesa di Hitler al potere, alla complicita' della Russia comunista. Gli artiglieri tedeschi infatti vennero addestrati in Russia nei poligoni di tiro dislocati a Luga (vicino Leningrado), mentre i carristi delle famose 'Panzer divisionen' impararono a pilotare i loro blindati fabbricati dalla Krupp e dalla Rheinmetall a Katorg, nei pressi di Mosca. Va aggiunto infine che tutti gli aviatori della macchina bellica nazista che combatterono fra il 1939 e il 1942 vennero preparati sui campi di Lipetsk, Saratov e della Crimea.
Niente di strano dunque se gia' nel 1937 William Temple, l'arcivescovo anglicano di York appartenente alla Pilgrims Society dichiaro' spudoratamente : ''Potrebbe essere necessario che si addivenga a una nuova terribile guerra per ristabilire l'autorita' della Societa delle Nazioni (prototipo dell'ONU, nda); potrebbe accadere che la generazione attuale e le future siano decimate, sacrificate, affinche' la lega di Ginevra ne esca riaffermata, come l'ultima guerra fu indispensabile alla sua creazione''. E solo due anni piu' tardi l'ambasciatore polacco a Washington, conte George Potocki, riferendo su un colloquio avuto con il Pilgrims William Bullit, allora ambasciatore americano a Parigi, ma soprattutto agente della potente banca ebraica di New York Kuhn & Loeb, nonche' Gran Maestro massone del 32° grado e membro del CFR scriveva profeticamente : ''La guerra durera' almeno sei anni e terminera' con un disastro completo in Europa e con il trionfo del comunismo''.


Gli elaborai dell'IBM al servizio del regima nazista


L'IBM affri' assistenza tecnica a Hitler per la schedatura della popolazione e dei prigionieri nei campi di concentramento. Grazie alle macchine tabulatrici di Hollerith, che erano le antenate dei moderni calcolatori, venne immagazzinata una quantita' enorme di dati. Il giornalista investigativo Edwin Black, nel libro L'IBM e l'Olocausto, documentata infatti la stretta collaborazione fra le grandi 'corporation' americane e la Germania di Hitler. Black con le sue dettagliatissime ricerche e' riuscito a provare che l'allora presidente dell'International Business Machines, Thomas Watson, collaboro' col governo nazista fin dall'inizio. Fu lui infatti ad aiutare i nazisti nell'opera di classificazione degli ebrei per finalita' razziste. La filiale tedesca dell'IBM cambio' semplicemente nome per non essere identificata, assumendo la denominazione tedesca Dehomag (Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft). Con tale escamotage l'IBM riusci' a operare anche durante la guerra. Watson, nel 1933, fornira' la tecnologia necessaria per il primo censimento del nazismo, a cui ne seguiranno altri piu' perfezionati, anche negli anni di guerra.


Grandi banchieri di origine ebraica e campi di concentramento nazisti


Con la guerra ancora in corso, il Ministero della Giustizia americano rese pubblica una missiva riservata che il vicepresidente della Standard Oil Frank A. Howard aveva inviato a W.S. Farish (presidente della Standard Oil di New Jersey, oggi Exxon). Nella lettura datata 12 ottobre 1939 si affermava quanto segue : ''In Inghilterra ho incontrato su appuntamento il rappresentante olandese della Royla Dutch (oggi Shell Oil) ed ...e' stato raggiunto un accordo generale sui necessari cambiamenti nei nostri rapporti con la I.G. (Farben), in vista dello stato di guerra... il gruppo della Royla Dutch Shell e' per lo piu' britannico... ho anche avuto diversi incontri con il Ministero dell'Aviazione (britannico)...Mi serviva aiuto per ottenere i necessari permessi per recarmi in Olanda...Dopo alcune discussioni con l'ambasciatore (l'americano, Joseph Kennedy)...la situazione venne completamente chiarita. I signori del Ministero dell'Aviazione.... molto gentilmente si offrirono di assistermi nel mio rientro in Inghilterra. In conformita' a queste disposizioni, fui in grado di mantenere il mio appuntamento in Olanda (essendomi fatto trasportare la' su un bomber dell'aviazione britannica), dove ebbi tre giorni di discussioni con i rappresentanti della I.G. , che mi consegnarono le cessioni di circa duemila brevetti stranieri e facemmo del nostro meglio per elaborare dei piani completi per un nuovo modus vivendi che potesse estendersi a tutto il periodo della guerra, indipendentemente dal fatto che gli Stati Uniti vi avrebbero preso parte oppure no (all'epoca dei fatti la stragrande maggioranza degli americani non voleva entrare in guerra e quindi in seguito, come verra' chiarito, venne deliberatamente provocato il caso Pearl Harbor)''
L'approviggionamento del carburante alle navi e ai sottomarini da guerra nazisti venne infatti garantito da W.S. Farish negli scali neutrali della Spagna e dell'America Latina. E nonostante la 'strana circostanza' che i libri di scuola non ne facciano mai alcuna menzione, furono la Standard and Oil (Rockfeller) e la I.G. Farben (Rothschild, Warburg & Co.) a inaugurare l'attivita' produttiva del lager di Auschwitz il 14 giugno del 1940. Nel suddetto campo di concentramento, infatti, come e' tristemente noto lavoravano sia ebrei che prigionieri politici per ricavare gomma artificiale e benzina dal carbone bituminoso tedesco.
Non ancora soddisfatti, i Rockfeller ingaggiarono attraverso la loro Standard and Oil Ivy Lee, ovvero il pioniere della scienza della persuasione delle masse, per propagandare sia la Farben che il nazionalsocialismo in America. Ivy Lee scrisse infatti i primi manuali per la creazione e la manipolazione dell'opinione pubblica. Molte altre societa' direttamente controllate dai poteri forti operarono sinergicamente con la I.G. Farben sia prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale che durante tutto il suo corso. Tra queste spicca in nome della General Electric controllata da J.P. Morgan, una societa' che aveva stretti legami direttamente con il presidente USA massone Franklin D. Roosevelt. Il senatore del Missouri James A. Reed nel 1939 durante un suo intervento al Senato dichiaro' che il presidente era un uomo al servizio del conservatorismo economico di Wall Street, facendo presente all'assemblea che la famiglia Roosevelt era una delle maggiori azioniste della General Electric. E la General Electric di Roosevelt finanzio' lo sforzo bellico del dittatore nazista attraverso proprie consociate come l'A.E.G. e l'OSRAM che operavano in Germania durante la guerra.
Nel processo farsa di Norimberga venne comunque provato che la Farben contribui' con il quarantacinque per cento dei finanziamenti che portarono Hitler al potere nel 1933. A questi vanno poi aggiunte le generose donazioni delle societa' del gruppo General Electric (molti direttori della G.E. tedesca fecero parte del Consiglio d'amministrazione della I.G. Farben). Ed esattamente come avvenne per la Farben, durante l'inchiesta del 1945 vennero processati e condannati solo i direttori tedeschi del cartello General Electric. In tal modo venne tagliando fuori dall'indagine il bandolo della matassa che conduceva direttamente a Wall Street.


La cupola internazionale dei banchieri sostenne i progetti del Fuhrer


Nel 1924 la I.T.T., o meglio la International Telephone and Telegraph fondata da Sosthenes Behn, era sotto il pieno controllo di J.P. Morgan (un banchiere ebreo), una circostanza questa che la dice lunga sul vero motivo per cui la societa' si distinse per generosita' nei confronti di Adolf Hitler. Infatti attraverso le consociate tedesche della stessa arrivarono ingenti donazioni al dittatore tedesco .Procedendo in ordine, la I.T.T. Divenne proprietaria di cospicui pacchetti azionari delle aziende tedesche produttrici di armi, in particolare della Focke Wolfe, che produceva aeroplani, per poi reinvestire i lauti guadagni sempre in Germania e piu' precisamente nel piano di riarmo tedesco.
Nell'agosto del 1933, Sosthenes Behn ebbe un importante incontro d'affari con Hitler e successivamente a questo il banchiere personale del Fuhrer, il barone Kurt Von Schroeder (un fervente sostenitore del nazismo) divenne il responsabile degli interessi I.T.T. E delle societa' a essa affiliate in Germania. Ed e' stato dimostrato che il banchiere riusci' a far pervenire i finanziamenti della I.T.T. (in realta' di J.P. Morgan) alle S.S. almeno fino al 1944. Inoltre , il casato dei banchieri Schroeder di Amburgo possedeva sue diramazioni a Londra e a New York a nome di J. Henry Schroeder. L'amministratore delegato della Banca Schroeder in Gran Bretagna era F. C. Tiarks, direttore della Banca d'Inghilterra posta sotto la supervisione di Montagu Normann e di fatto controllata dai Rothschild. A partire dal 1938 la Schroeder Bank di Londra rappresento' gli interessi nazisti in Inghilterra, mentre oltreoceano gli Schroeder parteciparono a molte fusioni commerciali con i Rockfeller.


Il massone Henry Ford e l'antisemitismo di facciata


La condanna formale di Henry Ford nei confronti della lobby ebraica si manifesto' pubblicamente in molte occasioni. Ma mentre da una parte denunciavano i soliti finanzieri di Wall Street come i veri artefici della seconda guerra mondiale, dall'altra, affermava risolutamente che bisognava fidarsi di J.P. Morgan! E dal momento che quest'ultimo non e' che uno dei membri di maggior spicco della stessa cupola di potere, e' chiaro che in realta' il celebre imprenditore recitava solo la parte del buon tribuno popolare allo scopo di creare disinformazione. Se fosse stato un vero oppositore dei poteri forti sarebbe stato ridotto sul lastrico finanziario da questi. Durante la guerra invece realizzo' guadagni da capogiro finanziando entrambi gli schieramenti in conflitto,, esattamente come tutti gli altri grandi speculatori. Gia' prima del 1923 il New York Times scrisse infatti che Ford stava aiutando economicamente il movimento nazional-socialista e altre fazioni antisemite della Germania. Il suo sostegno alla causa nazista venne premiato personalmente da Hitler nel 1938 con il conferimento a Ford della 'Gran Croce dell''Aquila Tedesca''. Ma e' sufficiente rammentare che prima dello scoppio del conflitto, nonche' durante tutto il suo corso, i due principali produttori di mezzi corazzati tedeschi erano le consociate tedesche della Ford Motor Company (controllate da Henry Ford) e della General Motors (Opel) controllata da J.P. Morgan.
Nel 1928 la Ford Motor Company si fuse con la I.G. Farben e Carl Bosch della Farben venne posto a capo della corporation Ford in Germania. Ecco infatti cosa dichiaro' il biografo David Lanier Lewis a proposito di Henry Ford : ''Egli esprimeva la speranza che ne' gli Alleati ne' le forze dell'Asse risultassero vincitori'', sostenendo espressamente che l'apparato industriale USA dovesse rifornire sia gli Alleati che le potenze dell'Asse con 'armamenti che consentissero di combattere fino al collasso di entrambe le parti''. In pratica Forde fece il classico gioco delle tre carte dichiarando in pubblico l'esatto opposto di tutto cio' che faceva in privato.
''Il contributo della General Motors alla macchina da guerra nazista fu di gran lunga superiore a quello della Svizzera. La Svizzera era solo un deposito di fondi saccheggiati. La GM invece era parte integrante dello sforzo bellico tedesco. I nazisti avrebbero potuto invadere la Polonia e la Russia senza la Svizzera, ma non avrebbero potuto farlo senza la General Motors''.


I 'giri di valzer' dei magnati della guerra


Il noto banchiere tedesco Fritz Thyssen contribui' economicamente ai progetti del Fuhrer sin dai primi anni Venti. Le sue operazioni finanziarie in Germania erano affiliate tramite una consociata alla W.A. Harriman Company di New York (la Brown Brothers, divenuta Harriman dopo il 1933).
Stringendo ancora di piu' il giro di vite intorno agli istituti di credito coinvolti nel riarmo tedesco, saltano fuori tutti i giri di valzer utilizzati dall'alta finanza per dissimulare il proprio coinvolgimento nella programmazione dei conflitti e nei rovesci economico-politici che hanno fatto la storia.
La famiglia Harriman per esempio dimostro' di avere eccellenti doti di 'contorsionismo' impegnandosi nel sostenere economicamente sia i russi (dalla rivoluzione bolscevica fino a Stalin) che la causa di Hitler.
W. Averell Harrimann fu infatti direttore del Fondo di Garanzia Morgan ai tempi in cui venne utilizzato per finanziare Lenin e Trotsky, divenendo in seguito anche uno dei principali canali economici di sostegno di Stalin nello sforzo bellico contro i nazionalsocialisti. Nel giugno 1944, Stalin ammettera' ad Harriman (allora nominato ambasciatore in URSS): ''I due terzi delle nostre industrie base sono dovuti al vostro aiuto e alla vostra assistenza tecnica''. Nel consiglio di amministrazione della UBC americana, spiccavano inoltre i nomi di E. Roland Harriman e di Prescott Bush. Tra i grandi finanziatori internazionali di entrambi i conflitti bellici mondiali compare poi il nome della famiglia Dulles, (imparentata con i Rockfeller).
I Dulles fecero fortuna ai tempi dello schiavismo ed erano in perfetta sintonia con la polizia nazista.
John Foster Dulles gia' nel 1911 (e quindi in anticipo su Adolf Hitler) teorizzo' infatti la possibilita' di creare una super-razza umana attraverso l'eliminazione dei cosiddetti membri inferiori della specie. Lo studio legale associato Dulles, Sullivan e Cromwell diresse gli affari statunitensi della I.G. Farben e del banchiere di Hitler, Fritz Thyssen. Peraltro, fu proprio quest'ultimo a presentare Allen Dulles al futuro Fuhrer tedesco. Una volta che Hitler concluse la sua ascesa verso il potere (talmente sostenuta dai poteri forti che divenne inevitabile),John Foster Dulles si reco' in Germania per conto del gruppo Rothschild al fine di negoziare nuovi preziosi prestiti alla macchina bellica nazista. Gia' durante la Prima Guerra Mondiale, i fratelli Dulles vennero insigniti delle alte cariche del Dipartimento di Stato americano, ad agevolarli nella veloce carriera statale ci penso' lo zio Robert Lansing, che, oltre a essere il Segretario di Stato, era anche uno degli uomini di fiducia di Bernard Baruch, il banchiere ebreo che 'consigliava0 i presidenti americani. I Dulles parteciparono quindi a pieno titolo alla 'Conferenza di pace' di Versailles divenendo parte integrante della lobby della Tavola Rotonda (Round table) e del CFR. Nel 1920 Allen Dulles venne nominato primo segretario dell'ambasciata USA a Berlino, mentre al contempo suo fratello rappresentava gli interessi dei banchieri dell'elite in Germania, In seguito, John Foster Dulles si avvicendo' allo zio, divenendo Segretario di Stato americano. Il posto di comando della CIA venne invece generosamente accordato a suo fratello Allen, il quale ebbe anche l'onore di partecipare ai lavori della celebre commissione Warren, l'inchiesta che insabbio' le indagini sull'assassinio di J.F. Kennedy.
Ma una volta sviscerati i nomi dei maggiori protagonisti occulti degli eventi dalla cortina fumogena della storia ufficiale, occorre poi aprire una parentesi chiarificatrice per demolire un fuorviante luogo comune. Per poter capire le strategie d'azione dei poteri forti dobbiamo prima sapere che nonostante l'elite sia composta principalmente da membri di origine ebraica, essa non si identifica in nessuna nazionalita' specifica.. I grandi banchieri infatti riconoscono solo i propri vincoli familiari come legittimazione d'appartenenza alla casta piu' esclusiva del mondo. Per tale ragione i banchieri di origine ebraica che controllavano (e controllano) il debito pubblico delle nazioni con tutta la loro economia non si limitarono a finanziare il riarmo tedesco, ma sostennero anche il partito nazista. Tra i documenti emersi nel processo di Norimberga c'erano infatti le ricevute originali delle aziende controllate dall'elite che autorizzarono il trasferimento di fondi direttamente all'amministrazione fiduciaria nazista. Tra queste importanti imprese, come al solito, spiccano la I.G. Farben, la General Electric tedesca, la Osram etc. E cioe' come a dire che uno dei tanti giri di valzer del denaro appartenente alla lobby ebraica terminava il suo 'ballo' proprio nelle casse dell'organo finanziario che sostenne la campagna politica di Hitler.
Clamorosa anche la circostanza che vede illese dai bombardamenti le fabbriche dell'elite dislocate in Germania. Le truppe alleate che per prime entrarono nella citta' di Colonia poterono constatare una situazione tanto curiosa quanto surreale: a dispetto di un centro urbano completamente martoriato dalle attivita' belliche, nell'immediata periferia sorgevano, ancora indenni, le fabbriche della I.G. Farben e della Ford Motor Company. E non si trattava affatto di un caso isolato, in quanto la stessa incredibile situazione interesso' tutti gli altri stabilimenti dell'elite presenti sui territori occupati. Cosi' quando accade che gli inglesi bombardarono per errore lo stabilimento di Poissy, il governo filo-nazista di Vichy fu costretto a risarcire la Ford con ben trentotto milioni di franchi! Uno studio interalleato stabili' in seguito che a dispetto delle citta' martoriate dalle bombe e ai milioni di morti tedeschi tra civili e militari, le perdite in macchinari subite dall'industria germanica non superarono mai il dodici per cento del potenziale del Reich. Peraltro esiste un eloquente comunicato originale diretto da Edsel Ford al suo direttore generale in Europa che testimonia il sistematico occultamento della verita' alle nazioni : ''Alcune fotografie dello stabilimento in fiamme furono pubblicate sui giornali americani, ma fortunatamente non si fece alcuna allusione alla Ford Motor Company''.
Gli strateghi alleati che condussero le operazioni militari sapevano benissimo che la macchina bellica tedesca era sostenuta principalmente da stabilimenti dell'elite come quelli della Farben, ma ricevettero ugualmente l'ordine di non farli bombardare. I popoli come sempre vennero tenuti all'oscuro di tutto. Nessuna nazione doveva scoprire quanto i proclami patriottici fossero strumentali all'elite e ai suoi sporchi intrallazzi. Tutto il conflitto era stato solo un grande affare concepito a tavolino dai poteri forti, un vertiginoso business di cui mantennero il completo controllo in ogni sua fase. A supplemento di quanto fin qui esposto puo' essere consultato un interessante studio effettuato dalla ricercatrice ebrea Gertrude Elias. La suddetta indagine ha rivelato infatti che in cinque anni di guerra i consorzi finanziari citati incassarono un profitto di ben 175 miliardi di dollari. Furono inoltre sempre gli uomini della stessa lobby di Wall Street, che pianifico' gli eventi bellici, a essere poi designata dal presidente Roosevelt come 'sovraintendenti' della rinascita post-bellica dell'industria tedesca. Tra i dirigenti deputati a questo scopo vennero nominati due membri del CFR, Louis Douglas (direttore della General Motors nonche' presidente della Mutual Life Insurance, entrambe controllate da J.P: Morgan) e il Generale Brigadiere William H. Draper Jr. (della Dillon, Read & Co., una delle principali aziende di facciata che venne utilizzata per finanziare Hitler). L'elite insomma aveva deciso gia' prima dell'inizio delle ostilita' che la Germania sarebbe stata ricostruita a cominciare dai propri stabilimenti presenti suo suolo tedesco, fabbriche che i comandi alleati si guardarono bene dal bombardare.
W.H. Draper venne poi designato da Roosevelt per occuparsi a guerra finita di quei cartelli industriali nazisti che lui stesso aveva contribuito a creare. Paradossalmente quindi venne attribuito il compito ufficiale di decidere chi avrebbe dovuto essere condannato per crimini di guerra proprio a uno dei suoi maggiori responsabili materiali. Draper pote' cosi esercitare un potere intimidatorio immenso in sede di trattativa con le autorita' tedesche.Quando il ministro del Tesoro Henry Morgenthau minaccio' i tedeschi di voler annientare per sempre la loro economia, Draper entro' in scena per negoziare il silenzio degli sconfitti in cambio di maggiore indulgenza. Pertanto, se da una parte Draper evito' che l'industria tedesca venisse messa definitivamente in ginocchio, dall'altra pretese che i tedeschi si assumessero l'esclusiva responsabilita' sulle colpe della guerra, compresa l'ascesa del nazismo. Gli autori del libro 'George Bush, The Unauthorized Biography' dopo aver consultato numerosi documenti storici hanno infatti affermato quanto segue : ''Draper e i suoi colleghi pretesero che la Germania e il mondo accettassero la colpa collettiva della Germania come spiegazione dell'ascesa del nuovo ordine di Hitler e dei suoi crimini di guerra nazisti. Cio', ovviamente, era piuttosto vantaggioso per lo stesso generale Draper, cosi come per la famiglia Bush. E' ancora conveniente dopo decenni, poiche' consente al figlio di Prescott, il presidente George, di dare lezioni alla Germania sul pericolo dell'hitlerismo. I tedeschi sono lenti, a quanto pare, ad accettare questo nuovo ordine del mondo''.
Facendo un passo indietro nella storia scopriamo addirittura che W. H. Draper era stato ingaggiato da Dillon Read nel 1927 proprio per occuparsi del conto del banchiere Thyssen, il finanziatore ufficiale di Hitler. Qualche tempo dopo Draper venne insignito anche della nomina di vicepresidente della Credit Investment Corporation tedesca di Dillon Read e pote' cosi supervisionare alcuni dei prestiti a breve scadenza concessi alla Germania con il piano Dawes. Per l'erogazione delle somme Draper si accordo' con due nazisti, Alexander Kreuter e Frederc Brandi. Quest'ultimo si trasferi' persino in America per lavorare come co-direttore della German Credit Investment di Newark (New Jersey) al fianco del suo amico Draper. E come se la situazione non fosse gia' di per se scandalosa, Draper venne nominato infine Generale del Pacifico.
''Pochissimi capiranno il sistema, e quelli che lo capiranno saranno troppo occupati a far soldi. Il pubblico probabilmente non capira' che e' contro il suo interesse''


L'insabbiamento di Norimberga


A guerra conclusa la verita' comincio' a venire a galla, ma prima che i nomi dei veri responsabili della distruzione di mezza Europa e della morte di milioni di persone potessero essere scoperti, l'elite aveva gia' pensato a come insabbiare il caso. La soluzione al problema fu il processo farsa di Norimberga.Cosi alla fine furono condannati solo tre membri tedeschi del consiglio di amministrazione della I.G. Americana, mentre il banchiere Paul Warburg che rappresentava la I.G. Farben in America la fece franca, come tutti gli altri grandi banchieri ( e i loro uomini di fiducia).
La lobby dei poteri forti non perse l'occasione di passare trionfante sui cadaveri delle vittime dell'Olocausto pur di poter sfruttare in seguito l'antisemitismo come pretestuosa e formidabile difesa da qualsiasi leggittima accusa di cospirazione. Max Warburg infatti, seppur ebreo, pote' tranquillamente lasciare la Germania nazista nel 1939, mentre il resto del popolo ebraico finiva a lavorare nei lager degli stabilimenti della Farben per morire in condizioni disumane.


Francia e Gran Bretagna concessero tempo a Hitler


La rimilitarizzazione della Renania tedesca avvenne per ordine di Hitler nel 1936, ma quando essa si verifico' il governo britannico accetto' passivamente la violazione degli accordi di Versailles. Il biografo autorizzato di lord Alifax ha addirittura sostenuto al tal proposito che il Gruppo Milner e il Gabinetto britannico negoziarono dietro le quinte con la Germania la cessione del controllo sul continente europeo. Faceva tutto parte di un patto segreto tedesco-britannico-americano proposto nel 1935 da lord Lothian (socio di Milner) ad Adolf Hitler. Per tale motivo, lord Halifax il 19 novembre 1937 ebbe un colloquio con il dittatore nazista a Berchtesgarden, dove vennero discussi alcuni punti del comune programma d'intesa.
Carrol Quigley ha effettuato un immenso lavoro di ricerca indipendente per cercare di chiarire le finalita' di questi accordi sotterranei. Alla fine delle sue fatiche, ha pubblicato un libro dal titolo 'The Anglo-american Establishment, in cui viene rivelato che la Gran Bretagna aveva interesse a creare una grande Germania in Europa. Lo scopo era quello di contrastare la minaccia rappresentata dai focolai socialisti europei mediante il nazismo. A tal fine, secondo Quigley, Halifax avrebbe proposto a Hitler un accordo a quattro tra Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia affinche' le truppe naziste potessero espandersi a est invadendo l'Austria, la Cecoslovacchia e la Polonia. Gli alleati si sarebbero poi impegnati con la Gran Bretagna a fare in modo che l'opinione pubblica del Paese non si mobilitasse per un intervento armato contro la Germania. E infatti, nel pieno della crisi internazionale, gli Astor non trovarono niente di meglio da fare che promuovere l'ideologia nazista sull'autorevole Times.
Lo storico Martin Allen ha persino riportato alla luce una compromettente lettera scritta al Fuhrer direttamente da Edoardo VIII il 4 novembre del 1939. Con la missiva fatta consegnare personalmente a Hitler da Charles Eugene Bedaux (una nota spia tedesca), il reale inglese forni' a Hitler informazioni top secret sulle difese militari degli alleati. La lettera in questione venne firmata con la sigla ''EP'', l'abbreviazione di principe Edoardo (Edward Prince) e Allen sostiene di averla recuperata nell'archivio di Albert Speer, il responsabile agli armamenti del regime nazista.
Philippa Lavell, esperta in calligrafia, dichiaro' di non avere dubbi sul fatto che si tratti proprio della scrittura e della firma dell'ex-sovrano inglese. Allen ha gia' inoltre affermato che nonostante si tratti di una prova incontrovertibile, le autorita' britanniche hanno cercato di screditarne l'autenticita' al fine di negare l'esistenza di qualsiasi connessione tra la famiglia reale britannica e gli alti gerarchi nazisti.
Il resto e' storia ufficiale. Nel 1938, le truppe tedesche valicarono i propri confini occupando l'Austria e annettendola al Reich. Il primo ministro francese Daladier si reco' allora a Londra per ottenere l'appoggio militare della Gran Bretagna contro la probabile minaccia di un successivo attacco nazista in Cecoslovacchia. Ma Chamberlain rifiuto' di intervenire e le piu' grandi fabbriche di munizioni d'Europa, che appartenevano alla Skoda, caddero in mano tedesca come previsto.
Di fronte alle continue aggressioni militari dei nazisti, lord Lothian parlo' alla Camera dei Lord e alla Catham House attribuendo la responsabilita' dell'accaduto ai cechi, per non avere fatto concessioni alla Germania. Lo scopo era quello di non scatenare troppo presto l'opinione pubblica britannica contro Hitler. In un'intervista con i giornalisti avvenuta nella residenza londinese degli Astor, anche Chamberlain affermo' che i cechi avrebbero dovuto cedere un po' della loro terra alla Germania. Ma quando trapelo' la notizia lady Astor nego' che l'incontro avesse mai avuto luogo.
Tuttavia, in seguito fu costretta a ritrattare la sua dichiarazione e ad ammettere la verita'. Il 7 settembre 1938, nell'imminenza dell'attacco tedesco alla Cecoslovacchia, comparve sulle colonne del Times degli Astor un articolo che criticava apertamente la politica 'intransigente' dei cechi. Sempre nel volgere dello stesso mese lord Halifax e altri personaggi influenti inaugurarono la cosiddetta 'propaganda della paura per la guerra'. Per far questo, sia gli esponenti del governo che le maggiori testate giornalistiche cominciarono a esagerare l'effettiva potenza della rinata macchina bellica tedesca e dei suoi micidiali gas velenosi. Per aggravare il senso di pericolo nella popolazione, l'amministrazione britannica fece addirittura approntare delle trincee nei parchi londinesi (assolutamente prive di valore dal punto di vista militare, ma di grande impatto psicologico) e si assicuro' che venissero distribuite le prime maschere anti-gas. Parallelamente alla propaganda della paura, Chamberlain, in una dichiarazione radiofonica alla BBC, affermo' che le tensioni tra Germania e Cecoslovacchia erano 'un litigio in un Paese lontano tra persone di cui non sappiamo nulla''.
Sta di fatto pero' che senza le fabbriche di munizioni ceche la Germania avrebbe avuto grandi difficolta' ad affrontare una guerra di vaste proporzioni. Ed ecco infatti cosa ha scritto Gertrude Elias a riguardo : ''Assai illuminanti anche per il presente sono gli accordi che precedettero la vendita della Cecoslovacchia da parte di Chamberlain nel 1939, che trasformo' la Germania in una
superpotenza militare. Ma gli stabilimenti della Skoda, la piu' grande fabbrica di munizioni dell'Europa centrale, controllata dal francese Schneider Creuzot, cosi' come la Wittowiz, la piu' grande acciaieria di proprieta' dei Rothschild, e gli esplosivi cechi, erano stati gia' ceduti alla Germania... La condanna a morte (per la Cecoslovacchia) fu firmata nell'ufficio del principale della consociata Uniliver di Assug, il quartier generale della cricca finanziaria''.
La benevolenza nei confronti della Germania si esauri' 'curiosamente' nel 1939, cioe' solo dopo che la Germania aveva gia' completamente occupato la Cecoslovacchia e la sua macchina bellica poteva dirsi pronta per ingaggiare una seconda guerra mondiale. Appena furono create le condizioni per un conflitto di lunga durata, Milner e tutti coloro che si erano contraddistinti per una politica di riappacificazione con la Germania attraverso gli articoli pubblicati sulla 'Tavola Rotonda' divennero tutti improvvisamente ostili al nazismo e favorevoli a un intervento militare.
In pratica, era finita la stagione della 'propaganda della paura' e i politici britannici, quasi fossero stati conquistati da un impeto militare. In pratica, era finita la stagione della 'propaganda della paura' e i politici britannici, quasi fossero stati conquistati da un impeto di coraggio piovuto dal cielo, cominciarono a far tuonare i loro tamburi di guerra contro Hitler. La Tavola Rotonda ora invocava una grande alleanza contro la Germania che coinvolgesse Polonia, Romania, Francia e Gran Bretagna. Personaggi come lord Lothian e lord Astor, che fino a un momento prima erano stati i massimi teorici della riconciliazione con Hitler, divennero di punto in bianco i piu' accaniti promotori della guerra. Lord Lothian peraltro cerco' di far estendere da subito il patto d'alleanza alla Russia (cosa che avverra' in seguito), lasciando implicitamente intendere che erano gia' in atto i preparativi di un nuovo conflitto mondiale.
Chamberlain aveva ottemperato ai piani dell'elite, ma per rendere ancora piu' credibile il suo improvviso cambiamento di opinione sulla guerra serviva una 'svolta politica'; in poche parole, doveva andarsene. Come spesso avviene in questi casi, Chamberlain fece da capro espiatorio. Tutti i suoi ex amici influenti, che come lady Astor lo avevano sempre sostenuto politicamente, si rimangiarono di colpo le loro idee pacifiste nei confronti della Germania. Chamberlain fu cosi' costretto a dimettersi con tutti i suoi piu' stretti collaboratori, mentre la guida del governo passava al massone Winston Churchill, un altro uomo molto vicino a casa Rothschild. Churchill infatti non perse tempo e lo stesso giorno in cui si insedio' al potere (l'11 maggio 1940) inauguro' la deprecabile strategia dei bombardamenti aerei alleati su obiettivi civili. Ma chi era veramente il nuovo bellicoso primo ministro britannico? Spesso viene ricordato come un amante dell'occulto, un po' piu' raramente come un alcolizzato e praticamente mai come un massone molto intimo dei poteri forti. Suo padre, lord Randolph Churchill, venne sostenuto finanziariamente dai Rothschild mentre era Cancelliere dello Scacchiere e il suo piu' intimo amico era Nathaniel Rothschild! Quando Randolph Churchill mori', aveva ancora un debito di 65 mila dollari da estinguere con il noto banchiere e quasi come fosse una tradizione di famiglia, anche Winston era in debito con loro. Risulta peraltro accertato che Churchill fosse in stretta confidenza con Bernard Baruch, un altro di questi grandi 'finanzieri ombra' dell'elite molto vicini a lord Victor Rothshild.
Dopo appena una ventina di giorni dal cambio di governo a Downing Street divenne operativa la cosiddetta Disposizione 18-B, una norma speciale con cui era possibile incarcerare i cittadini britannici praticamente senza prove. A far scattare la detenzione infatti era sufficiente manifestare contro la guerra o sostenere che la stessa era il frutto di una cospirazione ordita da una societa' segreta. La stampa inglese, di fronte al montare degli arresti e delle proteste, giustifico' allora l'operato del governo britannico paventando l'esistenza di una presunta 'Quinta Colonna' filonazista che operava a sostegno di Hitler. La disposizione repressiva in questione venne introdotta ufficialmente a causa degli attentati dinamitardi terroristici avvenuti a Londra prima della guerra e attribuiti a militanti dell'IRA. Con tale legge speciale anti.terrorismo, infatti, lo stato poteva imprigionare chiunque solo sulla base di un semplice sospetto. L'ufficiale dei servizi segreti responsabile dei procedimenti repressivi attuati con la famigerata Disposizione 18-B era proprio lord Victor Rothshild, l'uomo 'ombra' di Churchill. Victor Rothschild in questo modo pote' controllare direttamente l'operato di Maxwell Knight, il funzionario esecutivo del provvedimento repressivo. Tale diretto coinvolgimento di un membro dell'elite venne rivelato al pubblico da Kitty Little, una insigne studiosa dei servizi segreti. E fu sempre lei ad affermare testualmente dopo cinquant'anni di indagini.: ''L'essere responsabile della controsovversione e dell'amministrazione della 18-B diede a Rothschld molta liberta' d'azione per attivita' sovversive. Egli riusci' ad assicurarsi che i membri delle tre sezioni clandestine della sua organizzazione non fossero oggetto d'indagini, mentre uso' la 18-B in due modi. Da una parte fu in grado di confinare persone come Klaus Fuchs mandandole in un campo in Canada dove furono addestrate in attivita' sovversive e in come contrastarle. Sin da allora molte altre persone il cui normale patriottismo e le cui normali attivita' scientifiche si fossero scontrati con gli agenti sovversivi, si sono ritrovate inspiegabilmente ostacolate e frustrate nella loro carriera. I suoi agenti raggiunsero il livello per cui il patriottismo veniva regolarmente bollato come fascista o estremista di destra, o razzista o antisemita''.
Tra le vittime 'eccellenti' che vennero arrestate 'grazie' alla 18-B puo' essere annoverato anche un deputato conservatore britannico, il capitano Archibald Maule Ramsey. La sua unica colpa fu quella di avere apertamente espresso la sua opinione circa la vera matrice della guerra. Egli infatti sostenne pubblicamente di essere convinto che dietro la scoppio della Seconda guerra mondiale ci fosse una cospirazione dell'alta finanza ebraica . La questione sconcertante e' che Ramsey non lancio' generiche accuse infamanti senza fondamento su una intera collettivita', ma si limito' a denunciare alcune circostanze di fatto che aveva scoperto e che avrebbero dovuto essere chiarite attraverso una democratica inchiesta parlamentare. Ma non appena espose le sue interrogazioni formali all'attenzione della Camera dei Comuni, invece di ottenere l'apertura di un'indagine sul caso venne fatto arrestare. Fu quindi deliberatamente accusato di essere un antisemita filonazista e imprigionato nel carcere di Brixton senza alcuna prova. Ramsey, allora continuo' a protestare dal carcere fino a quando, nel febbraio del 1940, si decise a inviare una missiva al presidente della Camera in cui sosteneva di avere scoperto quasi trenta organizzazioni sovversive operanti in Gran Bretagna al soldo dell'elite. Cerco' poi di dimostrare che ai vertici di queste organizzazioni clandestine spiccavano esclusivamente personalita' di origine ebraica (la manovalanza preferita dalal cupola di banchieri) come il professor Harold J: Lansky, Israel Moses Sieff, il professor Herman Levy, Victor Gollanez, il deputato D. N. Pritt e il deputato G. R. Strass. Ma la cosa piu' 'imbarazzante' di questo caso storico e' che Ramsey affermo' di aver scoperto un progetto della lobby ebraica che ormai a distanza di molti anni e' stato realizzato veramente. Egli asseri' infatti di avere compiuto delle indagini su queste organizzazioni che lo avevano portato a conoscenza dell'esistenza di un piano per la creazione di un'Europa Federale sottoposta a un controllo centralizzato. Cio' significa che anche colore che hanno sempre creduto nella sua effettiva colpevolezza devono ammettere almeno una cosa, cioe' che Ramsey 'profetizzo' in tempi non sospetti ( e cioe' quando esisteva ancora l'impero britannico e l'idea di un'Europa unita non era neanche in embrione) cio' che e' regolarmente avvenuto dopo il secondo conflitto mondiale, ovvero la nascita di un'Unione Europea governata da una sola banca centrale privata, l'attuale BCE, un passo fondamentale verso la globalizzazione e la nascita di un'unica banca centrale mondiale....
Ramsey, che rimase ingiustamente (cioe' senza prove di colpevolezza) in prigione fino alla fine della guerra, era onsiderato molto probabilmente un grave pericolo dalle eminenze grigie in doppiopetto e bombetta che stavano meticolosamente preparando l'enorme business del conflitto.Egli infatti poteva costituire una concreta minaccia per i cospiratori, in quanto la sua fonte d'informazioni aveva accesso a documenti esclusivi classificati come top secret. Il nome della 'talpa' in questione era Tyler Kent, uno dei redattori dei messaggi cifrati che prestarono servizio presso l'ambasciata statunitense di Londra. Secondo il resoconto di Ramsey, Kent nei primi mesi del 1940 lo avrebbe informato sul contenuto compromettente e scandaloso di alcuni carteggi cifrati intercorsi tra W. Churchill (quando era solo ministro) e l'allora presidente USA, Roosevelt. Cablogrammi che riconducevano le responsabilita' della guerra direttamente alla potente lobby che controllava Wall Street. Ma al di la' della diversa chiave di lettura che si puo' dare all'intera vicenda, e sia che si intenda credere alla versione ufficiale o meno, sta di fatto che Tyler Kent venne effettivamente arrestato per aver sottratto alcuni dei documenti segreti di cui parlo' Ramsey.


Le grandi Corporation in affari con il Fuhrer


Tra gli ammiratori eccellenti di Hitler troviamo il 'barone della stampa' Randolph Hears e Irenee' Du Pont (a capo del trust Du Pont), ovvero personaggi che secondo Charles Higham, avevano 'appassionatamente seguito la carriera del futuro Fuhrer gia' dagli anni Venti '' fino a sostenerlo finanziariamente. Ma in realta' la lista dei fans del Fuhrer e' molto piu' lunga di quanto si possa immaginare e al suo interno troviamo diversi nomi apparentemente insospettabili. Edwin Black, autore del libro IBM e 'l'Olocausto', cita per esempio il caso del presidente dell'IBM, Thomas J. Watson, che incontro' Hitler in parecchie occasioni negli anni Trenta affermando di nutrire molte simpatie per il nuovo regime autoritario della Germania. Ma il colosso informatico come sappiamo non era certo il solo ad avere un ruolo da protagonista nel regime hitleriano.Gia' prima della Prima guerra mondiale l'IBM aveva insediato in Germania una sua filiale sotto diversa denominazione, la Dehomag.
Negli anni Venti,invece, la General Motors aveva assunto il controllo del piu' grosso produttore industriale di auto della Germania, la Adam Opel AG, mentre la Ford stava progettando di realizzare un suo impianto industriale, la Ford-Werke di Colonia. La Standard Oil del New Jersey (oggi Exxon) godeva poi di strettissimi rapporti di collaborazione con il trust germanico della I.G. Farben. Dall'inizio degli anni Trenta, la cupola delle piu' grande corporation americane, fra cui Du Pont, Union Carbide, Westinghouse , General Electric, Gillette, Goodrich, Singer, Eastmann Kodak, Coca-Cola, IBM e ITT, era in stretti rapporti d'affari con la Germania di Hitler. La stessa cosa avveniva anche nel campo degli studi legali americani, delle compagnie di assicurazioni e finanziarie, e infine delle banche. Fra questi, puo' essere ricordato il famoso studio legale di Wall Street, il Sullivan & Cromwell, nonche' le solite banche J.P. Morgan e Dillon, Read and Company, cosi' come la Union Bank di New York, di proprieta' di Brown Brothers & Harriman. La Uniono Bank era intimamente collegata con l'impero finanziario e industrale del magnate tedesco dell'acciaio Thyssen, il cui apporto finanziario aveva notevolmente contribuito all'ascesa politica di Hitler. Questa banca era gestita dal nonno di George W. Bush, Prescott Bush, un altro prezioso supporter del Fuhrer. Egli infatti trasferi' molto denaro sui conti di Thyssen per realizzare considerevoli profitti con la Germania nazista. Tali laudati guadagni in seguito gli consentirono di trasformare suo figlio (poi divenuto presidente degli USA, come lo e' diventato a sua volta il nipote G. Bush Junior) in un agiatissimo petroliere.
L'elite non desiderava che Hitler perdesse la guerra, ma nemmeno che la vincesse, e il suo unico vero obiettivo era che il conflitto stesso durasse piu' a lungo possibile. Il 22 giugno 1941 le armate naziste penetrarono a fondo lungo tutta la linea di confine del territorio sovietico grazie all'equipaggiamento e alle attrezzature fornite dalla Ford e dalla General Motors. I poderosi armamenti prodotti in Germania provenivano infatti dal capitale e dal know-how USA e cio' accadeva proprio mentre la propaganda dell'amministrazione Roosevelt spediva i giovani americani al fronte per difendere 'giusti ideali'. L'elite fece quindi in modo che i popoli d'Europa rimanessero 'impantanati' per molti anni in un titanico scontro tra grandi potenze militari affinche' si massacrassero a vicenda. Le nazioni vennero cosi' ridotte a mera carne da macello da tenere sul fuoco del fronte per far lievitare gli incassi dei poteri forti. Fu cosi' assicurato il prolungarsi della guerra in Europa e l'elite realizzo' il massimo livello di profitti. Dopo aver subito l'iniziale onda d'urto dell'attacco tedesco, l'URSS venne rimessa in piedi con i soldi delle grandi banche e le fabbriche delle loro corporation per contrastare lentamente ma inesorabilmente l'armata di Hitler. Grazie a questi aiuti gia' il 5 dicembre 1941 l'Armata Rossa fu in grado di scatenare la prima grande controffensiva.

Da allora in poi risulto' evidente che i tedeschi non avrebbero piu' potuto vincere rapidamente la guerra. Il rafforzamento del fronte sovietico permise agli altri Paesi in conflitto di continuare l'impegno bellico, facendo decollare gli introiti ricavati con il patto ''Lend-Lease'' che i magnati della finanza avevano conclusi con gli alleati. Lend-Lease infatti era il nome del programma con cui le banche e le corporation dell'elite si impegnarono a fornire le grandi quantita' di materiale necessario alla guerra. A fruire di questi 'aiuti' furono il Regno Unito, l'Unione Sovietica, la Francia, la Cina e tutti gli altri Paesi alleati. Il Lend.Lease Act dell'11 marzo 1941 consenti' quindi al presidente degli Stati Uniti di vendere, trasferire titoli, scambiare, dare in affitto, prestare, o disporre di altre risorse in qualsiasi maniera a ognuno dei governi delle nazioni in conflitto. L'atto venne firmato da Franklin D. Roosevelt, il quale approvo' contestualmente la spesa di un miliardo di dollari USA a titolo di aiuti Lend-Lease alla sola Gran Bretagna. Somme finanziate dalle banche, ma che naturalmente vennero fatte pagare al popolo americano come progetto di sostegno per gli alleati in guerra siglato dall'amministrazione Roosevelt. Il programma prese inizio nel marzo 1941( nove mesi prima dell'attacco a Pearl Harbor), e termino' poco dopo il V-J-Day, ovvero il 2 settembre 1945.

L'enorme business della ricostruzione bellica


Terminato il conflitto, l'elite comincio' a mettere in atto la fare successiva del suo programma d'azione. Ben prima che le armi tacessero, Allan Dulles dal suo osservatorio di Berna, di Svizzera, stabili' contatti con le associate tedesche delle imprese americane, alle quali egli aveva in precedenza fornito 'consulenze' in qualita' di avvocato della Sullivan & Cromwell. Quando, nella primavera del 1945, i carri armati di Patton si spinsero in profondita' all'interno del Reich, il responsabile della ITT, Sosthenes Behn, corse nella Germania in disfatta per ispezionare personalmente le condizioni operative delle sue filiali.
Stava per avere inizio la seconda fase della guerra programmata dall'elite, ovvero il grande business della ricostruzione. In tutta la zona della Germania occupata dagli USA comparve quindi repentinamente un esercito di 'ispettori' di corporation come la G.M. e la ITT. Alfred P. Sloan, l'autorevole presidente del consiglio della G.M. e gli altri magnati industriali lanciarono i propri funzionari all'assalto degli uffici di Washington per assicurarsi tutti gli affari legati alla ricostruzione. L'elite diede quindi corso al piano per la rinascita economica della Germania incassando, come al solito, ulteriori enormi profitti sulla pelle dei milioni di morti che avevano creduto di combattere per la patria e chissa' quali altri ideali.
Uno degli 'effetti collaterali' del dopoguerra meno graditi alla cupola di banchieri fu il rafforzamento del movimento sindacale tedesco, tanto che quest'ultimo arrivo' a costituire la loro principale fonte di preoccupazione in Germania, La politica di sfruttamento messa in atto dalle corporation venne infatti pesantemente ostacolata dall'emergere delle 'commissioni interne di lavoratori' democraticamente elette dalle maestranze, che esigevano di poter interagire negli affari delle imprese. Cio' avvenne praticamente in tutte le piu' importanti succursali delle corporation 'made in USA', come ad esempio alla Ford-Werke e alla Opel. Le amministrazioni USA, che sono sempre state una mera espressione dei poteri forti (i presidenti che si opposero ai loro programmi furono tutti eliminati, da Lincoln a Kennedy), ostacolarono sistematicamente le legittime rivendicazioni sindacali della Germania post-bellica, esercitando enormi pressioni sul nuovo governo del Paese affinche' facesse fallire i progetti di riforma economica e sociale.
Nell'impianto della Oper a Russelsheim, per esempio, le autorita' americane collaborarono solo con riluttanza con gli anti-fascisti, mentre cercarono di fare ogni cosa in loro potere per impedire l'instaurarsi di nuovi sindacati di lavoratori. Infine non riconobbero alle commissioni dei lavoratori alcun diritto di intervenire nelle decisioni che riguardavano la direzione dell'impresa. Invece di consentire il fiorire delle riforme democratiche che provenivano dalle masse popolari, l'amministrazione USA procedette alla restaurazione delle vecchie strutture autoritarie, spesso riciclando addirittura gli uomini del vecchio regime nazista. Alla Ford-Werke di Colonia le infuocate proteste dei sindacalisti costrinsero il direttore generale, Robert Schmidt (un ex-nazista) alle dimissioni. Ma grazie a Dearborn e alle autorita' americane di occupazione, Schmidt e tanti altri dirigenti nazisti ritornarono ben presto saldamente in sella ai loro posti di comando.



Fonte : Rivelazioni non autorizzate



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