martedì 8 settembre 2015

DISCORSO DI ORBAN CONTRO GLI STATI UNITI D'EUROPA, SUL PROBLEMA DELL'IMMIGRAZIONE E DEL MULTICULTURALISMO

Discorso di Viktor Orbán alla XXVIa Università libera estiva e colonia degli studenti di Bálványos  
25 luglio 2015 Tusnádfürdő (Băile Tuşnad)

Buongiorno a tutti,
saluto i partecipanti dell’università libera e della colonia. Sono contento di poter esser di nuovo insieme al nostro vescovo László Tőkés, con piacere riconosco le dozzine dei miei compagni di battaglia e vi ringrazio specialmente per le bandiere sicule. Grazie che possiamo essere di nuovo insieme. Dopo il successo rumoroso dell’anno scorso che è stato innescato dal mio discorso sulla fine dell’era delle democrazie liberali, e sulla democrazia illiberale, ora non è facile la situazione. L’asticella è troppo alta. Nonostante io abbia sfogliato i dizionari esistenti sulla filosofia politica, non ho trovato niente che potrebbe essere un insulto concorrente negli occhi dei rappresentanti delle correnti ideologiche attualmente all’Ovest. Inoltre il nostro vescovo Tőkés mi ha detto ultimamente che a volte non riesce a seguirmi neanche lui, quindi questo richiama la mia attenzione sul fatto che non bisogna esagerare se no succede come in calcio con le finte brasiliane quando alla fine uno inciampa nella propria gamba.      
Egregi Signore e Signori,
un anno fa ho detto che stavamo vivendo dei tempi in cui qualunque cosa poteva succedere e questo è valido anche oggi. Chi avrebbe pensato che l’Europa fosse incapace di proteggere i propri confini anche nei confronti di rifugiati disarmati. Chi avrebbe pensato che in Francia la situazione arriva al punto che il capo della comunità islamica locale fa una richiesta aperta allo stato francese perché le chiese cristiane spopolate vengano consegnate a loro perché ben volentieri ne fanno delle chiese islamiche. Chi avrebbe mai pensato che gli Stati Uniti intercettassero i leader politici tedeschi. Un fatto così viene a galla e non c’è nessuna conseguenza. E chi avrebbe pensato che noi europei avremmo fatto finta come se nulla fosse successo e amichevolmente avremmo proceduto con le trattative sul commercio libero con quella parte che probabilmente conosceva le nostre posizioni negoziali già prima di noi stessi. E chiavrebbe pensato un anno fa che gli americani avrebbero dispiegato armi nell’Europa Centrale e che al parlamento ungherese avrebbe causato problemi se seguire o no. E chi avrebbe pensato oltre a noi che per la fine del 2014 l’Ungheria sarebbe diventata il secondo paese con la crescita più rapida in tutta l’Unione Europea.
Egregi Signore e Signori,      
l’insicurezza del futuro può convincere uno a pensare sulla natura del futuro politico, cioè sulla natura della possibilità di conoscere il futuro. Tendiamo a immaginare il fururo, cioè la possibilità di conoscere il futuro come fanno i capitani che navigano verso lo sconosciuto: stiamo sulla prua della nave con il binocolo in mano e scrutiamo le rive sconosciute e avrà la precedenza, avrà la conoscenza del futuro per la prima volta chi ha la vista più acuta o chi ha il binocolo migliore. Come se il futuro fosse là davanti a noi come un continente ancora non scoperto, come se esistesse e fosse là ad aspettarci. Invece cari amici miei, il futuro ha una natura ben diversa. La sua caratteristica più importante è prorpio quella che non è ancora pronto, anzi non esiste per niente, succederà solo dopo questo momento, quindi di conseguenza non ha nessun senso aguzzare la vista in avanti. Vale la pena di immaginare il futuro come fanno i vogatori quando procedono sulla regata durante le gare: seduti con le spalle verso la direzione della marcia. Vediamo solo ciò che abbiamo lasciato e quello che capita nel nostro campo visivo. Dobbiamo dirigere la prua della barca verso il futuro secondo a ciò che si apre al nostro orrizonte e dobbiamo capire il futuro in base a ciò che conosciamo gà. Di conseguenza il pensiero sul futuro non è una gara per guardare lontano ma piuttosto è la gara della compresnione del passato. Vince chi riesce a capire più profondamente il passato e da ciò più velocemente e più coraggiosamente ne trae un insegnamento. Questo è il punto di partenza di ogni leadership politico e di progettazione.       
Gentili amici miei,
questa è una buona notizia perché per la comprensione prima di tutto abbiamo bisogno di ragione, cioè di cervello e al mondo il cervello umano è il meglio distribuito perché tutti sono convinti che ne hanno un po’ di più degli altri. Se pensiamo all’Unione Europea e in essa al nostro fututo, allora prima dobbiamo essere chiari con il passato dell’Unione Europea. Nonostante tutte le nostre critiche forti dobbiamo dichiarare che l’Unione Europea  così come sta, è un successo grandioso: pace, sviluppo e benessere. E’ vero che la pace che dura da dopo la seconda guerra mondiale fino al 1990 non è dovuta a noi, ma agli americani e ai russi che a posto nostro hanno deciso gli affari dell’Europa, ma senza dubbio dopo il 1990 il sucesso è già un nostro sucesso europeo e nonostante adesso abbiamo dei problemi, questo fatto non viene sovrascritto da ciò che è successo dal 2008.
Egregi Signore e Signori,  
a volte capitano dei fenomeni attraverso i quali diventa chiaro, in cui si condensa il carattere di una certa era. Un fenomeno del genere della nostra vita è la nuova migrazione dei popoli. Se ci affacciamo a questa finestra, vedremo tutto il mondo. Oggi in questo si condensa il mondo e attraverso questo possiamo capire dove è il nostro posto e cosa ci aspetta.
Gentili Signore e Signori,
parliamo chiaramente: la crescita della migrazione dei popoli della nuova era è una conseguenza dei processi politici. I paesi dell’Africa Settentrionale precedentemente fungevano da bastione di protezione per l’Europa e attenuavano le popolazioni che arrivavano dall’Africa Centrale. La minaccia seria non arriva dalle zone di guerra, ma dalle profondità dell’Africa. Con il crollo dei paesi dell’Africa Settentrionale è crollata vistosamente anche la striscia di protezione e ormai l’Africa Settentrionale non è in grado di proteggere l’Europa contro le enormi masse di persone. Di conseguenza in un breve periodo di tempo si è formato un enorme problema. Io sono d’accordo con l’ex presidente Sarkozy che recentemente parlando nella televisione francese ha detto che l’ondata di migrazione attuale è solo l’inizio. In Africa attualmente vivono un miliardo e centimilioni di persone, tra cui più della metà è sotto i 25 anni. Secondo Sarkozy entro breve tempo più di cento milioni di persone non avranno un posto dove abitare, non avranno acqua e cibo a sufficienza e queste persone, seguendo quelle attuali, inizieranno a migrare. Quindi gentili Signore e Signori, onorevole Vescovo, per noi oggi in palio c’è l’Europa, il modo di vivere del cittadino europeo, i valori europei e la conservazione oppure la sparizione anzi più esattamente il cambiamento irriconoscibile delle nazioni europee. La questione ormai non è solo quella che noi ungheresi in che Europa vorremmo vivere, ma anche se esisterà ciò che noi oggi chiamiamo Europa. La nostra risposta è chiara: vorremmo che l’Europa restasse degli europei. Noi vorremmo questo. E’ solo “vorremmo” perché per questo serve anche la volontà degli altri, ma c’è qualcosa che non vorremmo, ma vogliamo. Lo vogliamo perché dipende esclusivamente da noi: vogliamo conservare l’Ungheria come paese degli ungheresi. E’ importante ribadirlo, anche se da noi pare piuttosto un luogo comune, ma nonostante ciò bisogna ribadirlo perché esistono delle persone che pensano diversamente. Anche se sembra incredibile, con le nostre capacità mentali e spirituali è quasi incomprensibile, ma ci sono persone che pensano diversamente.  
La sinistra europea non considera il problema dell’immigrazione come fonte di pericolo ma addirittura come possibilità. La sinistra guardava sempre con sospetto le nazioni e le identità nazionali. Per loro –ascoltate bene le loro parole- l’intensificazione dell’immigrazione potrebbe attenuare, anzi far cessare definitivamente i quadri nazionali e con questo si realizzerebbe anche uno scopo finora a lungo termine della sinistra. Non è a caso che –anche se per la prima volta può sembrare una cosa assurda, ma se ci avviciniamo all’Ungheria, lo possiamo vedere- nel 2004 la sinistra ungherese incitava e aizzava contro gli ungheresi che vivono oltre ai confini, oggi abbraccerebbe con affetto gli immigrati illegali. Queste persone, questi politici semplicemente non vogliono bene agli ungheresi e non gli vogliono bene perché sono ungheresi. Come tanti centri del potere politico e finanziario di Bruxelles sono interessati a cancellare i quadri nazionali, a rendere debole la sovranità degli stati nazionali e di far cessare le identità nazionali. Cercate a immaginare come sarebbe l’Ungheria se nel 2014 la sinistra avesse potuto fare governo. E’ un pensiero spaventoso, ma cerchiamo di immaginarlo per un momento: un paio di anni e non riconosceremmo la nostra patria, non riconosceremmo l’Ungheria, saremmo come un enorme campo di profughi, una specie di Marseille dell’Europa Centrale.     
Gentili Signore  e Signori,
possiamo vedere che non si tratta di un gioco, come anche le elezioni parlamentari non lo sono.
Gentili Signore e Sigonri,
dobbiamo menzionare anche che l’intensificazione dell’immigrazione è correlata con il fatto che il fondamentalismo dei diritti umani all’Ovest da un supporto morale a ogni persona, indipendentemente dal motivo per cui vuole lasciare la propria patria. Perché naturalmente esistono dei veri profughi, ma ce ne sono molto di più quelli che vorrebbero godersi i vantaggi del modo di vivere europeo. Dato che in modo regolare così tante persone non riuscirebbero mai ad entrare nel territorio dell’Unione, ci saranno sempre di più che accettano e accetteranno i rischi correlati all’immigrazione illegale. Siccome l’Unione Europea ha solo principi ma non ha una sovranità vera e propria, come per esempio non ha delle guardie di confine, non sa come reagire nella nuova situazione. Bruxelles non è in grado di proteggere i cittadini europei nei confronti degli immigrati illegali e come dichiara l’ex ministro delle finanze tedesco: “Il problema dell’Europa è che tira dei calci in salita ad un barattolo e si meraviglia quando esso torna indietro.” L’Unione Europea è nata come un’alleanza economica, dopo è diventata anche un’alleanza politica, oggi dovrebbe agire come potere sovrano ma per questo bisognerebbe restringere la sovranità nazionale. Come dice anche la barzelletta: la prima volta la direzione era giusta, ma lo facevano male, poi era sbagliata la direzione, ma lo facevano bene.
Gentili Signore e Signori,
l’Unione Europea secondo la sua vocazione offriva delle soluzioni vere per problemi veri per un lungo periodo di tempo: pace a posto della guerra, mercato unico invece della frammentazione, per i più poveri la possibilità di serrare le file anziché rimanere indietro. L’Unione Europea era pragmatica e relativamente flessibile e a questo che dobbiamo le sue soluzioni organizzative uniche, ma è ovvio che per oggi qualcosa si é rovinato. L’Europa al posto delle soluzioni vere è diventata un’ideologia, oggi non considera il problema ma il fatto che se la soluzione data rende debole o forte la propria ideologia chiusa. L’Europa è diventata un’ossesione ideologica, se qualcosa è ragionevol ed ha successo, ma rafforza la sovranita degli stati nazionali, allora è da respingere, anzi è nemico, più ha successo più è pericoloso. Questa è l’essenza della storia ungherese.     
Ciò che noi ungheresi facciamo, senza dubbio ha successo, ma dato che non si adatta alle ideologie di Bruxelles, quindi non rende debole, ma adirittura rafforza la sovranità nazionale e statale ungherese, dal loro punto di vista è intollerabile. Per questo l’Unione Europea non prospera, non ce la fa neanche con la crisi greca. Si tratta di un problema pratico, bisognerebbe trovare una soluzione pratica. 
Noi ungheresi siamo interessati ad un’Unione forte e pensiamo che le soluzioni con successo rendano l’Europa forte. La principale corrente politica e potere intellettuale europei sono convinti che l’Europa diventerà forte se in qualche modo creeranno gli Stati Uniti d’Europa. Osservando su questo orrizonte il nostro continente, oggi noi ugheresi siamo i gaullisti del continente. Gli Stati Uniti d’America ha come natura e non è della sua struttura che non ha corpi nazionali separati, quindi noi non dobbiamo imitarlo. Mentre l’Europa ha come natura che è costituita da nazioni quindi è una pazzia aspirare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa sopra le nazioni. L’America non è grande perché non è composta da nazioni ma perché è capace di tirare fuori delle soluzioni di successo. Quindi se l’Unione vuole avere successo, allora anche essa deve trovare le proprie soluzioni funzionanti. Se ne sarà capace, non lo sappiamo ancora, ma sappiamo che l’Europa dal 2008, dall’inizio della crisi mondiale ha ancora questo debito. Dal 2008 i cittadini hanno l’impressione che l’Unione Europea ripeta le sue azioni di volte in volta e nello stesso tempo aspetti risultati diversi.   
Forse in tanti vi ricordate ancora che dopo la crisi del 2008, il primo paese che aveva bisogno di un pacchetto di salvataggio internazionale non era la Grecia bensì l’Ungheria. Dopo il 2010 siamo comunque riusciti a diventare uno dei paesi membri di pochi abitanti il cui debito espresso in percentuale del prodotto interno lordo non è aumentato, bensi è diminuito. Se vogliamo valutare ed apprezzare gli sforzi degli ungheresi in merito, allora diamo un’occhiata alla Grecia. Noi siamo orgogliosi che abbiamo ripagato i nostri debiti in tempo al FMI e anche del sostengno finanziario ottenuto dall’Unione resta ormai solo una piccola parte da ripagare e che ripagheremo all’inizio del 2016 entro la data di scadenza. Non dimenticate che l’Ungheria non ha mai chiesto nessuno sconto o proroga per i suoi debiti. Per alcuni questo vuol dire debolezza, ma per altri è una virtù. Io appartengo a questo secondo gruppo. E tutto ciò è avvenuto mentre il tesso di crescita del prodotto inerno lordo tra gli Stati membri dell’EU era eccellente. Nella storia economica ungherese, cari amici, è raro, negli ultimi decenni invece è unico che contemporaneamente migliorano gli indicatori di equilibrio dell’economia esterna e interna e nel frattempo cresce l’economia. Intanto siamo riusciti a correggere anche due errori precedenti, quindi abbiamo eliminato i prestiti in valuta estera per la popolazione con il quale siamo riusciti a prevenire un crollo economico e nel frattempo siamo riusciti a rimettere in proprietà del comune gli oggetti di valore strategici prercedentemente privatizzati, il che è una questione fondamentale della sovranità nazionale ungherese.        
Gentili Signore e Signori,  
quando ho detto che l’immigrazione illegale è come una goccia nel mare, quindi è incluso tutto il mondo, allora con ciò afferro anche che ne possiamo capire il da fare principale per gli anni seguenti. Dobbiamo ora parlare di quattro questioni che nel periodo di tempo da venire diventeranno molto importanti in tutta l’Europa quindi anche per noi ungheresi e ci darà da fare parecchio.
La prima questione è il problema dell’identità nazionale. Trent’anni fa numerosi europei vedevano la soluzione dei problemi sociali europei nel cosidetto multiculturalismo. In questo ambito non devo parlare della differenza tra il multietnico ed il multiculturale. Oggi invece sempre di più cittadini considerano l multiculturalismo non come una soluzione ma come la causa dei problemi. Numerosi paesi europei hanno deciso negli ultimi trent’anni di accogliere una massa di persone di grande dimensione con basi di civiltà diverse. Sono convinto che non è nostro affare qualificare questo tentativo, anzi secondo il mio parere non ci è neanche permesso di dire un parere sui risultati del tentativo. Noi possiamo solo dire, ma quello con decisione, che noi questo tentativo – vedendo i suoi risultati – non vorremmo provarlo su noi stessi e ne abbiamo diritto.
La seconda questione di cui dobbiamo parlare chiaramente e direttamente è il fatto che c’è un legame diretto e chiaro tra gli immigrati illegali che arrivano in Europa e l’espansione del terrorismo. E’ interessante notare che questo fatto è evidente per i paesi anglosassoni, mentre gli altri lo negano. Recentemente un alto funzionario della pubblica sicurezza degli Stati Uniti ha dichiarato in Ungheria che è evidente la correlazione tra i due fattori. Perché è evidente che dall’enorme massa di gente non riusciamo a filtrare i terroristi ostili. Gentili Signore e Signori, dobbiamo essere d’accordo con il primo ministro britannico Cameron, che dice che non riusciremo a risolvere questa crisi finché non fermiamo queste persone subito all’inizio, nel momento quando lasciano i loro paesi.
Il terzo problema che dovremo affrontare dopo il multicultiralismo ed il terrorismo ha una natura economica. Le esperienze occidentali dimostrano che gli immigrati illegali contrinuiscono all’aumento della disoccupazione. Questo fatto è evidente da quando dal 2008 l’Unione Europea è alle prese con la crisi economica e per la maggior parte degli europei –perché non tutti sono la Germania- la fonte della tensione maggiore è la disoccupazone elevata. L’arrivo di nuove masse di persone nei paesi con elevata disoccupazione causa un’ancora più alta disoccupazione. E’ semplice.    
Diciamo ancora una parola di ciò che in Europa per la correttezza politica bisogna tacere. Secondo le statistiche delle polizie occidentali nei luoghi dove vivono immigrati illegali in elevato numero, aumenta in modo drastico anche il tasso di ciminalità e in proporzione diminuscire la sicurezza dei cittadini. Elenco alcuni esempi su cui ragionare. Secondo le statistiche dell’ONU –non del governo ungherese, ma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite- considerando il numero degli stupri, la Svezia è al secondo posto a livello mondiale dopo il Lesotho in Sud Africa. Secondo il rapporto del 2013 del parlamento britannico nei carceri britannici il numero dei detenuti musulmani negli ultimi 15 anni è aumentato del 300 percento, si è triplicato. In Italia il quarto dei delitti è stato commesso da immigrati. E potremmo andare avanti.     
Riassumendo possiamo dire che l’immigrazione illegale minaccia sia l’Ungheria che l’Europa. E’ una minaccia per i nostri valori comuni, per la nostra cultura in comune, anzi anche per la nostra variegatura, minaccia la sicurezza del cittadino europeo e mette in bilico le nostre capacità per stabilizzare i nostri risultati economici. L’Ungheria finché era possibile ha cercato di agire considerando completamente gli interressi di ogni suo vicino. Oggi tuttavia il nostro paese è in una morsa. Perché non solo dal sud continuano ad arrivare le ondate di immigrati ma nei paesi ad ovest invece si è formata l’intenzione che gli immigrati illegali da noi partiti devono tornare in Ungheria. Siamo sotto pressione quindi da due lati: dal sud e dall’ovest e la verità è che non ce la facciamo.   
Gentile università estiva, gentile vescovo, la questione delle migrazioni è contemporaneamente la questione del buon senso e della morale, del cuore e del cervello e in quanto così è complicato e suscita sentimenti profondi. Le questioni del genere possono essere trattate in una società solo se la comunità crea dei punti in comune. Questo era loscopo della consultazione nazionale sulla migrazione, del cui esito ufficiale vorrei parlare adesso. Durante la consultazione nazionale entro il 21 luglio sono stati mandati indietro in totale un milione e duecentocinquantaquatro questionari. Noi abbiamo inviato ottomilioni di questionari e più di un milione di questionari sono stati mandati indietro.      
Gentili Signore e Signori,

dai questionari possiamo determinare i seguenti risultati. Più di due terzi del popolo ungherese dal punto di vista della propria vita ritiene importante la questione dell’espansione del terrorismo. Due terzi degli ungheresi è convinto che gli immigrati illegali minacciano il lavoro e i mezzi di sussistenza degli ungheresi. Quattro su cinque ungheresi ritengono che la politica di Bruxelles nella questione di immigrazione e di terrorismo è fallito e di conseguenza servono un nuovo approcio e nuove regole più severe. Sempre quattro su cinque ungheresi incoraggiano il governo di creare delle regole più severe nei confronti della politica permissiva di Bruxelles per frenare l’immigrazione illegale. Regole che rendono possibile che quelli che passano i confini ungheresi in modo illegale possano essere presi in custodia e deportati nei loro paesi il più presto possibile. Inoltre secondo l’80% di quelli che hanno risposto, gli immigrati illegali, finché sono in Ungheria dovrebbero coprire loro stessi le spese della propria assistenza. Parole dure, posizione fissa, ma questa è la posizione ungherese. E infine la cosa più importante che sovrascrive tutto il resto che secondo la stragrande maggioranza degli ungheresi, il 95% di quelli che hanno risposto, invece di sostenere la migrazione è necessario appoggiare piuttosto le famiglie ungheresi ed i bambini non ancora nati. Si vede chiaramente che gli ungheresi non hanno perso ancora il buon senso. Gli esiti della consultazione dimostrano quindi che gli ungheresi non vogliono immigrati illegali e non condividono la frenesia intellettuale della sinistra europea. L’Ungheria ha preso la sua decisione ed i cittadini ungheresi hanno deciso così. Questo significa che noi vogliamo rimanere un paese sicuro e stabile, una nazione uniforme e bilanciata nel mondo insicuro che ci circonda. Perché probabilmente ho ragione a dire che oggi nel mondo può accadere di tutto, ma non mi sbaglio a pensare che noi tutti vogliamo che l’Ungheria invece sia un paese dove non può accadere del tutto.
Grazie per l’attenzione.                       
Viktor Orbán il Primo Ministro dell’Ungheria
contatti: bundi01@vipmail.hu



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